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Grazie Maestro

Se n’é andato per sempre il grande maestro Ennio Morricone. Un genio musicale, ricordato spesso solo come musicista da film. Lui, però, era un musicista tout court. Spesso mi sono chiesto se il cinema fosse stato attivo nell’800 cosa avrebbe fatto Verdi. Vuoi che non avesse preso in considerazione l’idea di scrivere qualche colonna sonora, visto che ha scritto messe e inni? Lo dico perché Morricone é stato un grande musicista del 900. Al pari di Rota, e forse anche più fantasioso ancora e più attento ai mutamenti della musica, di quest’ultimo. La sua colonna sonora più famosa é quella del film “C’era una volta il West” descrittiva di quella ampie e assolate praterie che s’alternavano alla visione delle famiglie di coloni e di bisonti e sparatorie. Ma la sua più struggente colonna sonora, quella che al compimento del suo ottantesimo compleanno il maestro ha confessato di preferire a tutte le altre, é Mission. Qui l’assolo quasi ossessivo del clarinetto, usato a mo di Bolero di Ravel, dipinge con drammatica essenzialità la tragedia a sfondo economico-religioso che si consuma in America latina contro un popolo innocente. Tanto che quando la tragedia si consuma prende corpo un nuovo motivo accompagnato da un coro. Sembra una preghiera e la morte viene concepita come un sacrificio religioso dove la tragedia si mischia alla redenzione e l’impasto avvolgente tra musica e scene ti porta naturalmente al pianto. Ho avuto il piacere di conoscere Morticone personalmente nei primi anni settanta, in occasione di un premio organizzato nella mia città. Sembrava un umile impiegato con la moglie, neanche troppo bella, al fianco. Ho gustato qualche anno fa uno dei suoi ultimi concerti all’Arena di Verona. Stratosferico. Eppure lui aveva la stessa espressione di allora. Arrivò con una cartelletta di fogli per dirigere l’orchestra. Alla fine, nel cuore di un’ovazione di applausi, ripiegò i fogli nella cartelletta, s’incurvò e a passi lenti uscì di scena.