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Il Parlamento preso a sforbiciate

Come si fa a non capire la posta in gioco al referendum? Solo i cretini pensano che sia in gioco solo il numero dei parlamentari. Quando vedo Di Maio che con le forbici taglia le poltrone equiparando il Parlamento a un poltronificio mi chiedo se esista una solida differenza tra diminuirne il numero o abolirlo, come qualcuno di loro aveva pure ipotizzato. Ragazzi, non cascate nel tranello. La democrazia non la si prende a sforbiciate. E se il Parlamento ha perso molto del suo prestigio la responsabilità é di chi lo frequenta oggi, in primo luogo gli stessi promotori del taglio. Un taglio che non affonderà dividendo il grano dal loglio, tutelando i migliori e scartando i peggiori, come qualcuno vaneggia. Anzi, un taglio che ridurrà il Parlamento italiano a un cenacolo al servizio dei padroni di partito, soprattutto se verrà approvata una legge senza preferenze come quella in discussione oggi. In nessun altro paese europeo succede quello che sta accadendo in Italia. Siamo ancora in piena pandemia e solo in Italia si decide di ridurre il numero dei parlamentari come se fosse il problema più urgente. In realtà questo tema é al primo posto solo nell’agenda sbilenca dei grillini. E il Pd si è adeguato irresponsabilmente. Sono stati i Cinque stelle a imporre, come condizione per varare il Conte due, l’accettazione della loro riforma costituzionale che il Pd per tre volte aveva responsabilmente bocciato. Adducendo, opportunamente, il motivo che cominciare col taglio dei parlamentari e non con la riforma del bicameralismo perfetto, come invece avevano fatto, dalla Commissione Bozzi fino alla bozza Violante, tutti coloro che si erano occupati dell’argomento, era pura follia. Poi d’improvviso la paura di Salvini ha spazzato via la coerenza e la legge ë stata approvata anche col voto di coloro che fino ad allora l’avevano osteggiata. Si tratta di una riforma costituzionale non di una riforma ordinaria e mai una riforma costituzionale era stata posta alla base, anzi come premessa, di un’intesa di governo, essendo la cornice dei principi e delle norme costituzionali un patrimonio di tutte le forze politiche e non solo di quelle di maggioranza. E poi, quanto sta costando alla sinistra democratica e riformista la paura di Salvini? E siamo certi che continuando a fare cose sbagliate per la paura dell’uomo nero non si rafforzi lui e non si indeboliscano gli altri? Ma che figura sta facendo il Pd? Da un lato progetta un’intesa strategica coi Cinque stelle che non riesce a realizzare nemmeno nelle regioni, dall’altro si silenzia sul referendum, con buona parte dei suoi ormai schierati per il No, ma con la maggioranza che finirà per dire Sì a denti stretti. E magari allargando le braccia. Un partito che riesce a dividersi anche sulle norme della nostra democrazia che razza di partito é? A cosa serve? Ve l’immaginate in Europa un partito socialista, socialdemocratico, laburista trascinato da un partner dell’ultima ora a cambiare a 180 gradi i suoi convincimenti in materia costituzionale? E giustificandosi di aver cambiato idea per paura che la destra vinca le elezioni? Non riesco neppure a immaginarlo. E dai e dai con questa sindrome autolesionistica prima o poi riusciremo a consegnare il paese a Salvini e alla Meloni. A forza di gridare al lupo… Mi chiedo se non stiamo semplicemente rinviando questo appuntamento, rendendolo ancora più semplice, accompagnato com’é dalla resa, anche sui principi, delle forze di centro-sinistra. Stanno, queste ultime, con poche eccezioni, alzando bandiera bianca anche sul Mes, che produrrebbe un risparmio in Italia, alla luce degli interessi pagati sul debito, nell’ordine di 800mila euro l’anno, dieci volte quello ottenuto dal taglio dei parlamentari. Perché il Pd non lo dice, perché non sfida i Cinque stelle sul piano della verità? Le nebbie stanno rendendo il tragitto della navicella del centro-sinistra sempre più complicato. Servirebbe un timoniere capace di alzare lo sguardo, ma purtroppo si notano per lo più pirati che saltano con indifferenza da un’imbarcazione all’altra per non finire sott’acqua.