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La Cina é vicina…

Sarà perché siamo esseri razionali, ma noi abbiamo bisogno di spiegazioni. Soprattutto quando si verifica un evento nuovo, imprevedibile, che sta mutando le nostre vite, perfino segnandole di un possibile infausto destino. Così, riepilogando le responsabilità di questa infernale epidemia, appaiono assai gravi quelle della Cina, il paese da cui il virus ha preso origine, senza che venisse rivelato come si é potuto produrre e ritardandone la comunicazione dei pericoli agli altri paesi. Questo si somma alle prime sottovalutazioni un po’ di tutti e alla scarsa consapevolezza delle strutture mediche che qualcosa di nuovo ci potesse travolgere. Parliamo della Cina, dunque, dove tutto ebbe inizio, il paese più progredito del mondo negli ultimi vent’anni, della Cina che non vuole o non può trasferire al mondo intero la pericolosità del morbo “che tutti ci affligge” (uso volutamente le parole di Monicelli a proposito della peste nell’Armata Brancaleone), e che neppure é in grado di confessarci la sua origine, un mercato sudicio dove si vende ogni sorta di animale, un centro di ricerca, e chi lo sa? Ma neanche la Cina davvero ancora é riuscita a scoprirlo? Così quelle immagini di Wuhan sono diventate presto quelle del mondo intero e l’epidemia si é trasformata in pandemia con oltre 50 milioni di contagiati e oltre 1 milione e 200mila morti. Più il virus infuriava nel mondo é più la Cina ne veniva fuori. Già questa estate a Wuhan si festeggiava la fine dell’epidemia e gradualmente i contagi in Cina si mantenevano vicini allo zero. A quanto risulta in Cina non si é neppure verificata la seconda ondata che sta producendo ancora più contagi della prima negli altri paesi. Per di più la Cina, i dati sono ufficiali, é il solo Paese che concluderà l’anno con uno sviluppo che segna un più 2% e una previsione per l’anno prossimo di un più 8%, contrariamente agli Usa e all’Europa letteralmente travolti dal contagio e dai provvedimenti assunti a debito che a fine 2020 avranno uno sviluppo sottozero. L’Europa mediamente del 7% e l’Italia addirittura superiore al 10 con un rapporto debito-Pil superiore a quel 160% del 1922 che fu una causa del cambio di regime politico. Tutto casuale? Tutto frutto dell’imponderabile? Non voglio certo essere catalogato tra coloro (penso a Trump) che accusano la Cina di avere ordito una trama fondata sulla pandemia per acquisire ancora più potere nel mondo, visto che già adesso i cinesi possiedono circa il 40% del debito americano. E che stanno investendo in Occidente in capitali di imprese, in servizi e in infrastrutture. Ma che, mettendo in ginocchio gli altri anche grazie all’improvvido Wto che ha immaginato possibile un commercio mondiale con costi del lavoro e di prodotto assai diversi, oggi grazie alla pandemia la Cina sia in grado di dare una sterzata definitiva ai partner europei e occidentali, questo é indubbio. Qualche interrogativo é giusto porselo nei confronti dell’ultima dittatura di grande nazione che sopravvive conciliando un comunismo di facciata al più spericolato capitalismo? Lo dico perché alle crisi economiche dei paesi occidentali si sovrappone una crisi di fiducia nella stessa struttura democratica, che non sarebbe più in grado di assicurare benessere e oggi neppure cure adeguate e risolutive all’epidemia più pericolosa degli ultimi cento anni. Così l’infatuazione del modello cinese, una singolare combinazione tra dittatura politica e libertà economica, in un impasto di efficienza e diffusione di sviluppo, potrebbe pericolosamente dilagare. Tutti i grandi cambiamenti della storia sono avvenuti soprattutto per ragioni economiche. La rivoluzione francese é figlia dello sfruttamento del terzo stato da parte della monarchia e della chiesa, il nazismo in Germania é figlio della crisi del ‘29 e delle insopportabili riparazioni imposte dal Trattato di Versailles. Della nascita del fascismo col più pesante debito pubblico italiano ho già accennato. Anche l’origine e la fine del comunismo risalgono a situazioni economiche disastrose, drammatica quella del 1917 e insopportabile, visti i paragoni con l’Occidente, quella del 1989. E’ dunque facile immaginare che questa crisi possa preludere anche a scenari politici diversi. E che la pandemia non sia una semplice parentesi che si apre e si chiude lasciando il mondo esattamente com’era. Il pericolo cinese non é un incubo dal quale ci si risveglia al mattino. E’ una alternativa al nostro mondo che abbiamo faticosamente costruito. La Cina é vicina, ma non nel senso che si immaginava alla fine degli anni sessanta. Non esporterà una rivoluzione con bandiere rosse e distintivi di Mao, ma un sistema che ha saputo conciliare comunismo di facciata e capitalismo selvaggio. Proprio i due poli avversi contro i quali i socialisti hanno ingaggiato le loro storiche battaglie.