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Covid: destra, sinistra e libertà

Ho avuto modo più volte di richiamare il governo al rispetto della Costituzione, nonostante la gravità di una pandemia che, come dice Bersani, solo gli scemi possono negare. Cinquantatré milioni di infetti e un milione e trecentomila morti, sono la testimonianza di un evento fra i più tragici avvenuti negli ultimi decenni. Premessa spero chiara e indiscutibile. Contesto  dall’inizio i negazionisti come ho sempre rigettato i No vax, perché  trattasi di posizioni pre scientifiche e di convinzioni frutto più della superstizione, alla stregua dello scrutare degli astri o dell’interrogare un Dio, che non di analisi scientifiche fondate sull’esperienza aggiornata al XXI secolo. Ovvio che l’emergenza di una pandemia possa ledere anche diritti dei cittadini in materia di libertà. Limitare i movimenti delle persone, imporre la chiusura di locali, decidere quando e come puoi fare la spesa, proibire i movimenti da regione a regione quando non da comune a comune, chiudere teatri e cinema, proibire congressi e manifestazioni politiche rappresentano soluzioni purtroppo necessarie in un momento così delicato. Ma fino a che punto per combattere un’emergenza può essere violata una Costituzione? Secondo il costituzionalista Azzariti la copertura costituzionale dell’emergenza é assicurata dagli articoli 16, 17 e 32 della Costituzione. Diffatti, se è vero che, all’articolo 16 “ogni cittadino puo’ circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale”, può farlo “salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità e sicurezza”. Anche la libertà di riunione “può essere vietata soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica”. Nel caso dell’emergenza attuale l’articolo che viene privilegiato permettendo una restrizione degli altri diritti è la tutela della salute, la quale all’articolo 32 viene tutelata dalla “Repubblica” sia nella sua dimensione individuale- diritto dell’individuo-, sia nella sua dimensione collettiva – interesse della collettività. Ed è questa tutela ad ampio raggio a permettere la costruzione di uno stato d’emergenza della Repubblica intera, a prescindere dalle autonomie regionali. Dunque é tutto a posto? Non proprio, perché la Legge 225 del febbraio 1992, istitutiva della Protezione civile, l’unica che parla esplicitamente dell’emergenza (nella Costituzione il concetto di emergenza era esplicitato solo in caso di dichiarazione di guerra) stabilisce che lo stato di emergenza deve essere transitorio, e durare al massimo 180 giorni, prorogabile per altri 180. Poco meno di un anno, altrimenti il rischio, è quello della negazione dello stato di diritto in funzione della costruzione di uno stato autoritario. Un colpo di stato, del quale la nostra Costituzione intendeva ovviamente e primariamente tutelarsi. Ce ne ricorderemo nel febbraio del 2021? Il dpcm, che é strumento amministrativo, può essere usato in luogo del decreto legge esautorando così il Parlamento delle sue funzioni costituzionali? Su questo a mio modesto parere dubbi non devono esserci. Il dpcm, questo il pensiero dell’ex presidente della Corte Baldassarre, non può limitare la libertà dei cittadini e nessun provvedimento con questo fine può rientrare nelle funzioni di un dpcm. Poi esiste tutta la pletora dei provvedimenti. E con essi della concezione del rapporto tra Stato e cittadino sia pure in un momento emergenziale. E d’altro lato si staglia il nuovo rapporto tra stato e regioni imposto o scelto da questa situazione d’emergenza. Sia sulla gravità o l’inesorabilità del Covid, sia su questi due argomenti, si confrontano tesi, che forse abusivamente, vengono definite di destra o di sinistra. Sarebbero di destra tutti coloro che si avvicinano al negazionismo, gli anti catastrofisti, vedasi Zangrillo e Bassetti, coloro che pensano che il vaccino risolverà tutto, coloro che rivendicano l’autonomia delle regioni e soprattutto coloro che sono più attenti al tema della libertà dei cittadini. Da prendere ad esempio la famosa frase di Boris Johnson sul culto della libertà degli inglesi. O l’atteggiamento di Trump senza mascherina. E in Italia le posizioni di Salvini e Meloni, contrari alle chiusure generalizzate. Sarebbero di sinistra coloro che drammatizzano il virus, che spingono le persone a chiudersi in casa, che annunciano nuovi lock down, che presumono che il peggio debba ancora venire, che sorridono sarcasticamente, come Galli e Crisanti, all’idea che i vaccini ci faranno presto tornare alla normalità. Poi certo ci sono le eccezioni. In Francia le tesi di Bernard Henry Levy e in Italia quelle di Cacciari possono fungere da eresia, ahimè spesso denigrata e poi sempre rivalutata, della sinistra. Ma forse il tema é soprattutto italiano. C’é modo e modo di chiudere, di proibire, di inibire. Perché in Italia continua ad essere più naturale farlo per la sinistra? Oh, qui il discorso ci porterebbe molto lontano e forse fuori tema. Oppure no?