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Livorno 1921: celebriamo le ragioni dei riformisti

A gennaio si celebra il centenario della scissione di Livorno. Tutti gli storici, e anche alcuni dei suoi protagonisti, a cominciare da Terracini, sono concordi nel ritenerla un tragico errore. Fra l’altro avvenne tra i comunisti che obbedivano ai 21 punti di Mosca, le condizioni per essere accolti nell’internazionale di Mosca, e i comunisti unitari di Serrati che non ne accettavano solo due e cioè l’espulsione dei riformisti e il cambio del nome da socialista a comunista. In verità il Psi dal congresso di Bologna del 1919 era diventato un partito a maggioranza comunista. Oggi cent’anni dopo, senza poi mettere in discussione la storia del Pci, che con Togliatti prese corpo nelle dimensioni di via nazionale al socialismo e con Berlinguer ruppe con i paesi comunisti, vorrei che tutta la sinistra in questa occasione riconoscesse le ragioni e i meriti di Filippo Turati, Claudio Treves e Camillo Prampolini, che già allora mettevano in guardia dall’innamoramento della rivoluzione d’ottobre e che paventavano i rischi dell’involuzione fascista. E poichè erano dell’opinione che per salvare il salvabile occorresse partecipare al governo coi popolari e i liberali, vennero cacciati dal Psi a pochi giorni dalla marcia su Roma. Penso che solo il socialismo riformista turatiano e prampoliniano e liberale, quello di Carlo Rosselli, salvi la storia socialista dal suo naufragio. Onoriamola come merita. Ci torneremo. Con la forza delle nostre ragioni.