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Regeni e Pinelli

Sono passati solo quattro anni dal ritrovamento del corpo senza vita dello studente italiano in una strada nei pressi del Cairo e ne sono invece trascorsi 51 dalla strage di Piazza Fontana della quale ricorre proprio oggi l’anniversario. Due casi che ancora fanno discutere, nel primo per gli elementi di colpevolezza riscontrati dalle autorità italiane contro vertici militari egiziani e nel secondo a seguito di una clamorosa intervista rilasciata dal generale Maletti, 99 anni, a Il Fatto quotidiano. Partiamo dal caso Regeni. Le autorità inquirenti hanno chiuso l’inchiesta ponendo sul banco dell’accusa quattro membri della National security egiziana. Tuttavia l’Egitto si rifiuta di prendere atto della gravissime accuse formulate, mentre il governo italiano si domanda se non sia il caso di richiamare in patria l’ambasciatore, proprio a pochi giorni di distanza dalla concessione della Legion d’onore al presidente Al Sisi da parte del presidente Macron. Che Italia e Francia possano intrattenere rapporti simili la dice tutta sulla capacità del nostro ministero degli Esteri di tessere relazioni internazionali. D’altronde, come altro concepire un arresto che dura da settembre proprio nelle carceri della Libia, oggi a dominazione turca, dei 18 pescatori di Mazara del Vallo? Se le accuse degli inquirenti verranno accolte dalla magistratura giudicante, il processo Regeni, a questo punto, rischia di svolgersi in contumacia. Le relazioni con l’Egitto saranno definitivamente interrotte? O s cercherà un modo convincente per ammorbidire il regime militare di Al Sisi, da anni in guerra con gli estremisti islamici, per consegnare i colpevoli all’Italia? Operazione, ce ne rendiamo conto, assai complicata. Ma la vera novità di oggi risale a un’intervista della professoressa di Cambridge Maha Mahfouz Abdelraman, docente di Giulio Regeni in quella università, che ha partorito la balzana idea di inviare in Egitto il ragazzo per una tesi sul sindacato, ben sapendo i caratteri militari e oppressivi del regime. Oltre al rammarico per la morte del giovane commentato su una mail con la quale confessa di aver mandato un giovane verso la morte, la docente, secondo il pubblico ministero Colacicco, si é sempre rifiutata di contribuire alle indagini relative al sequestro, alla tortura e all’omicidio del suo studente. Il motivo di questo atteggiamento non viene spiegato. Mistero che siamo in attesa venga svelato. Cosi come attendiamo con ansia di conoscere i motivi che hanno spinto la docente a concepire una  missione cosi delicata e pericolosa, nonché sui contatti tra i due avvenuti al Cairo il 7 gennaio del 2016 nel corso di un viaggio della professoressa in Egitto. Mistero. Su Piazza Fontana com’e noto non si é arrivati mai, dopo rivelazioni a getto continuo e processi, a una verità inoppugnabile. Se non che i mandanti dell’operazione risultano Freda e Ventura, che però nel 2005 non furono processabili per una sentenza di assoluzione precedente, mentre sui responsabili materiali non si é giunti ad alcuna sentenza processuale. Tuttavia é di ieri una nuova confessione giornalistica del generale Maletti, due anni dopo la strage assurto a capo del Sid. In questa sorta di confessione il 99enne capo dei servizi offre la sua verità, meglio delinea la sua ipotesi più probabile sulla morte dell’anarchico Pinelli, che non si sarebbe suicidato, ma sarebbe caduto dopo un interrogatorio particolarmente violento e addirittura svolto sul davanzale della finestra con minacce all’anarchici di farlo precipitare. Si tratta di confessioni che contraddicono quel che é stato sancito processualmente da Gherardo D’Ambrosio, che ha sentenziato l’ipotesi del suicidio. Staremo a vedere. Difficile come sempre scrivere la storia d’Italia senza punti fermi. D’altronde si tratta di un Paese di confine con l’Est e in mezzo al Medterraneo, in faccia al Medio Oriente e ai Paesi arabi. Pensavamo che la geografia fosse cambiata in meglio. Il caso Regeni e le mancate verità su Piazza Fontana e le sue conseguenze, provano che non é così.