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Un senso di vergogna

Un senso di vergogna assale coloro che erano abituati a considerare l’Italia una grande e rispettata nazione che non prendeva ordini da nessuno, neppure dagli Stati uniti, e che sull’altra costa del Mediterraneo godeva di una sorta di rapporto privilegiato, a fronte del modo in cui é stata risolta la vicenda dei pescatori di Mazara del vallo. Felici ovviamente che siano ritornati a festeggiare il Natale con le loro famiglie, non può passare sotto silenzio il fatto che abbiano dovuto trascorrere ben tre mesi in condizioni disumane nelle prigioni libiche e che il finale dell’operazione abbia previsto una genuflessione del presidente del Consiglio e del ministro degli Esteri al generale Haftar, con tanto di visita passerella a Bengasi. E con probabile baratto che prevede la scarcerazione e l’invio in Cirenaica di quattro scafisti accusati di traffico di esseri umani e di omicidio. Fonti del Pd annunciano che in un colpo solo “con un gesto senza precedenti Conte e Di Maio hanno procurato uno smacco diplomatico, politico e militare al Paese, rendendo evidente che l’Italia ha perso il ruolo di potenza regionale nel Mediterraneo, esponendo ingiustamente i servizi segreti nazionali al ludibrio degli altri servizi segreti e mettendo persino a repentaglio la sicurezza della missione”. Questo il prezzo pagato per quella stretta di mano. Se questo é il giudizio di autorevoli esponenti di un partito di governo, altro che verifica per “intemperanze di Renzi”, servirebbe un’immediata crisi di governo con sostituzione del presidente del Consiglio e del ministro degli Esteri. Il taciturno Mattarella deve far finta di niente? Cerchiamo di ragionare. Che l’Italia abbia perso il ruolo di grande potenza nel Mediterraneo lo si sapeva da un po’. Da quando, dopo aver ricevuto in pompa magna Gheddafi, anche il governo italiano si era accodato all’azione franco-americana dei bombardamenti su Tripoli e Bengasi e della soppressione del rais. Da allora é risultato incomprensibile il ruolo esercitato dall’Italia che aveva anche rivendicato la paternità del mediatore di pace senza essere accontentata e perdendo qualsiasi peso in quel paese, oggi controllato da turchi, che tutelano e anzi dominano il governo legittimo di Al Sarraj e russi che controllano e sostengono i territori su cui impera il generale Haftar. L’impressione é che l’azione del presidente del Consiglio e del ministro degli Esteri italiani col cappello in mano dal generale sia il punto più basso e di non ritorno del nostro prestigio. Oltretutto, come evidente, esso corrisponde a una esplicita richiesta del generale ribelle, che ha spesso attaccato l’Italia perché troppo subalterna al governo di Tripoli. In simili situazioni in passato mai si é arrivati a tal punto di umiliazione delle massime istituzioni italiane. In casi di rapimento di nostri connazionali si é usato lo strumento dei servizi segreti e se sono stati raggiunti accordi con gruppi di terroristi o con paesi canaglie, lo si é fatto senza sbandierarne i contenuti. Mai un presidente del Consiglio si é esposto in prima persona recandosi sul posto accompagnato dal ministro  degli Esteri per definire o legittimare un’operazione di salvataggio. Perfino un prete, quello di Mazara del Vallo, aveva auspicato un’azione militare per la liberazione dei nostri connazionali, oltretutto accusati di avere operato in territori stranieri quando questa accusa cozza contro i diritti marittimi accettati in tutto il mondo, visto che il primo ad essere illegittimo nel mondo é proprio il governo di Haftar che non può dunque vantare alcun diritto territoriale verso chicchessia. Non saprei dire quale sarebbe stato il comportamento della Germania e della Francia se si fossero trovate nelle condizioni nostre. Forse bastava loro una telefonata a Putin, viste le sue proficue relazioni con Haftar, in cambio di qualche concessione, per risolvere la situazione in pochi minuti. Nel silenzio e nella segretezza, come richiedono passaggi simili. Renzi si è vantato di aver riportato in Italia un peschereccio bloccato dai libici nel giro di sei ore. Ma questo più che un merito, dovrebbe essere la prassi. Il governo italiano ha mostrato il livello di credibilità di cui gode. E il fatto ahimè preoccupante é che questo dilettantismo allo sbaraglio, che si sposa con manie di esibizionismo esasperato, produce danni a tutti noi che di essere italiani non riusciamo a fare a meno.