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No vax, no libertas?

E’ ormai evidente a tutti che i vaccini funzionano. Limitano i contagi a chi è vaccinato e riducono vicino allo zero i danni gravi provocati dalla malattia. In Italia, mentre prima dei vaccini il rapporto tra contagi e morti era di cento a due, adesso si é ridotto a ottocento a uno.

Volontà dello spirito santo? Per quanto taluni possano credere nei segni della provvidenza risulta chiaro l’effetto benefico dei vaccini. Anche a fronte della cosiddetta variante Delta che sta facendo risalire il numero dei contagi (quasi tutti non vaccinati o vaccinati con una sola dose) continuano a diminuire i numeri delle terapie intensive e dei decessi. Eppure anche a fronte di questi dati inoppugnabili, frutto di geniali scoperte scientifiche, rese possibili grazie allo stanziamento di centinaia di miliardi di dollari, soprattutto da parte statunitense, si oppongono antiche credenze antiscientifiche che già avevamo sperimentato per altri vaccini. Come se già non avessimo salutato con gioia la fine della poliomielite, malattia che colpiva soprattutto i bambini, grazie al vaccino Sabin alla fine degli anni cinquanta e del vajolo grazie al famoso farmaco iniettato nel braccio. E peraltro si trattava allora di vaccinazioni obbligatorie contro le quali non mi risulta si siano schierate moltitudini ridondanti di oppositori. Quello che colpisce é proprio la differenza. Negli anni cinquanta, avanzo un’ipotesi, il rapporto tra scienza e cittadino era di maggiore fiducia. Non si registravano tesi contrapposte fondate sul nulla. Oggi sì. I social hanno dato un pessimo contributo a considerare le persone tutte uguali. Gli scienziati come le tabaccaie e queste ultime pronte a sfidare i primi con convinzioni assolute ricavate da un caso di un parente, dalla visione di un dramma, da un messaggio di un amico. La nostra epoca consente di considerare parimenti legittime convinzioni ricavate da esperimenti scientifici o dalla lettura di una mano. Qualcuno addirittura si è rimesso in testa che la terra sia piatta, per dieci volte taluno ha proclamato l fine del mondo alla luce di passaggi di comete e di altre superstizioni, e altro, molto altro ancora. E così, senza avere sancito l’obbligo della vaccinazione anti Covid, ci troviamo con circa il 20% della popolazione italiana contraria all’inoculazione in nome di un principio sfasato di libertà di scelta. Il concetto di libertà é stato ben riassunto nella famosa frase di Olliver Wendel Holmes e cioè, siccome non hai diritto di darmi un pugno sul naso, “la tua libertà finisce dove comincia il mio naso”.  Dunque sei libero di ammalarti e anche di morire, giacché da non credente anch’io penso che la nostra vita appartenga a ciascuno di noi, ma non sei libero di far ammalare o morire gli altri. Qualcuno grida oggi alla possibile emarginazione sociale dei non vaccinati nel caso passasse anche in Italia la regola fissata da Macron dell’obbligo del green pass per cinema, teatri, stadi, e anche per trasporti, ristoranti e alberghi. A me pare che, di fatto, questo segni una sorta di obbligo di vaccinazione per potere essere in contatto cogli altri e dunque per non contagiare. Credo che non leda minimamente il principio di libertà di scelta sancito dalla Costituzione, ma precisi le conseguenze delle scelte di ciascuno. Ben venga allora il green pass per poter riempire i cinema, i teatri, gli stadi, i palazzi dello sport, gli spazi per eventi culturali, perché a quel punto non saranno più richiesti distanziamento e mascherine. Il governo decida e in fretta. Non vorrei che anche su questo l’Italia si apprestasse a una scelta all’italiana ammettendo un po’ di green pass e un po’ di distanziamento più mascherine. O l’uno o gli altri. Ha ragione il presidente della Lega calcio di serie A quando chiede l’agibilità completa degli stadi limitandola ai vaccinati. Dimezzarla ammettendo solo i vaccinati é come abilitare un podista, dopo accurate visite mediche, a correre la maratona imponendogli di tenere al guinzaglio il suo cane.