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L’istituzionale

27 Gennaio 2022 230 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo
Anche la quarta votazione, la prima a maggioranza semplice, é finita con la fumata nera. Non c’é accordo tra i partiti. Anzi ogni nome formulato dagli uni viene bocciato dagli altri. La motivazione è che il nome esaminato non sarebbe condiviso. Ma la realtà é solo che non è condiviso dagli uni o dagli altri.

Facciamo due conti. La terna, con l’aggiunta del presidente del Senato Casellati, viene bocciata dal centro-sinistra più Cinque stelle. I nomi di Casini e Amato non vengono accolti dal centro-destra (su Amato c’era invece la disponibilità di Forza Italia), ma anche dai Cinque stelle, che minacciano fuoco e fiamme e anche una crisi di governo al solo sentir parlare di Casini. Draghi ha già ottenuto il veto di Cinque stelle e Lega. Si va dunque verso una soluzione istituzionale? E’ quanto pare sostenere Salvini. Dunque si dispongano alla plancia di partenza Cassese e la Belloni. Che importa il resto? Salvini pare che si sia incontrato col costituzionalista Sabino Cassese, un tecnico preparatissimo, uno di centro-sinistra com le idee molto autonome e il coraggio di sostenerle come in occasione del referendum sul taglio dei parlamentari. Salvini se lo potrebbe intestare e il Pd non potrebbe non votarlo. Più sfuocata la Belloni. Cosa c’entrino le competenze per la direzione dei Servizi segreti con quelle della presidenza della Repubblica nessuno lo sa. Certo si potrebbe all’ultimo momento virare su Draghi. Ma la pedina Draghi implica la fiche governo. Se vai a toccare quello non sai più come concludere. Le impressioni. Mai, forse, come oggi l’opinione pubblica é attenta a queste elezioni presidenziali. Nell’era della crisi dei partiti le individualità sono le uniche che contano. E l’elezione al Colle di una personalità (speriamo) suscita attenzione e curiosità. Tanta che tutti si chiedono perché non dovrebbe essere affidata a loro. Il primo che intuì questa esigenza fu Bettino Craxi che la propose nel lontano 1979, all’indomani delle elezioni politiche di quell’anno. Da allora sono trascorsi 43 anni e non si é avuto il coraggio di affrontare il tema di una riforma presidenziale o semi presidenziale che l’elezione diretta del presidente della Repubblica immancabilmente comporta. Penso che i socialisti italiani debbano rilanciare il tema e fare di questo un’occasione di mobilitazione e di lotta democratica qualsiasi esito possa avere questo stanco rituale di  ricerca, alla stregua di un Diogene con lanterna, di un presidente.

 

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