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J’accuse

La lezione di un Parlamento che non riesce per la seconda volta a eleggere un presidente della Repubblica va messa in relazione con la più alta percentuale di astensioni elettorali della storia repubblicana, che alle recenti comunali superavano il 50% degli aventi diritto al voto. E questi due dati vanno rapportati a due fatti politici: l’inganno dei partiti nei confronti dell’elettorato, che dura dal 1994, e il ricorso a leader non politici cui si tende attribuire pieni poteri.

Restiamo al primo. Quando, appena vinte le elezioni del 1994 il Polo della libertà e del buon governo si sfaldò lasciando il passo a un governo presieduto per la seconda volta da un esponente della Banca d’Italia (da Ciampi si passò a Dini) si iniziò il percorso di un maggioritario imposto che si é concluso con lo sberleffo agli elettori del 2018. Sono nati infatti governi che non erano mai stati prospettati all’elettorato: quello gialloverde, quello giallorosso, quello con quasi tutti. Le coalizioni rappresentano raggiri all’elettorato, oltretutto aggravati da una transumanza come quella guidata dai pastori d’Abruzzo, celebrati dal poeta, che hanno determinato una crescita senza precedenti dei gruppi senza appartenenza politica sia alla Camera che al Senato. E’ finita, da un po’, la giustificazione del maggioritario, dunque. E’ bene che tutti ne prendano atto. Finita per sempre la promessa di eleggere governi e non parlamentari, elezione che peraltro la nostra Costituzione non prevede. E, poi, la chiamata al governo di quasi tutti nelle mani di un sol uomo, anch’esso uomo di banche e non politico, non può non indurre tutti all’assunzione di responsabilità. Penso che una personalità come Draghi vada preservata anche dopo le elezioni politiche, ma una domanda sul futuro della democrazia rappresentativa dovremmo porcela. Siamo l’unico paese europeo senza partiti identitari, privi di storie condivise, siamo l’unico sistema politico in cui il partito più vecchio, almeno tra i maggiori, cioè la Lega, è stato fondato negli anni ottanta. Altrove resistono forze tradizionali e pochi giorni orsono in Portogallo, col nome di Partito socialista, una forza politica ha raggiunto la maggioranza assoluta. Solo in Italia esiste un Partito democratico che é socialista in Europa ma non in Italia e che ha un passato comunista e un gruppo dirigente democristiano. Solo in Italia Forza Italia non é solo un incitamento alla nazionale di calcio, ma il nome di un’importante formazione politica. Solo in Italia Fratelli d’Italia non é solo il titolo di un inno nazionale. Solo  in Italia esiste una Lega Nord, oggi senza il Nord, che passa dalla secessione al nazionalismo più sfrenato ma col gruppo dirigente precedente. Solo in Italia esiste un partito fondato da un comico e seguito da ragazzini senza esperienza e preparazione che si chiama 5stelle ma i cui seguaci, assumendo il nome del loro leader, diventano “i grillini”. E solo in Italia pullulano partiti, gruppi e gruppuscoli che non chiariscono la loro identità e si mascherano dietro le definizioni più strane (da Azione a Cambiamo a Più Europa a Noi con l’Italia a Italia viva e chi più ne ha più ne metta). Questo sistema é al capolinea. Ignorato quando non screditato dalla pubblica opinione, pare non accorgersi di tutti i segnali che gli vengono inviati. Noi siamo una piccola comunità orgogliosa di una identità e di una storia e dobbiamo avere il coraggio di tirare il primo sasso. Sapendo non di essere senza peccati, ma di averli pagati tutti, e anche più di quelli commessi. Portare l’Europa in italia e l’Italia in Europa dal punto di vista istituzionale e politico é un dovere. Il nostro dovere storico.