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Congresso e Draghi bis

Lo ha proposto il segretario Vincenzo Maraio. E l’ha ripetuto nelle sue conclusioni. Serve un Draghi bis, che non é esattamente la stessa cosa proposta da Letta all’assise socialista. Un Draghi bis può prescindere dai Cinque stelle di Conte, essere composto dai partiti che già fanno parte della maggioranza, dal nuovo partito di Luigi Di Maio ed eventualmente sorretto dai pentastellati dissidenti.

Letta ha invece avanzato l’idea di un ritorno a casa del figliol prodigo. Non so cosa debbano ancora fare costoro per essere considerati inaffidabili. Oltretutto il perimetro degli invitati al congresso, che era contrassegnato da tutti i partiti o movimenti della sinistra e del centro e sconfinava anche nell’altro campo con le gradite incursioni di Stefania Craxi e Stefano Caldoro, escludeva proprio i Cinque stelle. Nencini, nel suo intervento, ha giudicato decisamente superato l’asse Pd-Cinque stelle e ha invitato il segretario del Pd a convocare una sorta di costituente riformista comprendente anche Calenda, Bonino e Renzi. Bobo Craxi ha evocato il nome di Draghi anche dopo le elezioni come aveva fatto Bruno Tabacci e da mesi chi scrive. Non ho gradito neppur io l’assenza non prevista e a quanto é dato sapere neppure giustificata del leader di Azione. Vedremo se saremo invitati noi alla kermesse azionista di settembre. Letta é stato aperto e in sostanza ci ha proposto di costituire col Pd e con Speranza l’asse di una coalizione di centro-sinistra. Tutto ruota attorno alle decisioni che Draghi assumerà mercoledì quando si presenterà al Senato. Se, con o senza l’apporto dei Cinque stelle, il presidente del Consiglio deciderà di proseguire, visto che una maggioranza la troverà allora l’Italia potrà tirare un sospiro di sollievo per le scadenze che ci attendono sul piano nazionale ed europeo (il tetto europeo al prezzo del gas, il proseguimento degli aiuti alle famiglie e alle aziende in difficoltà per le bollette, le scadenze del Pnrr, la legge di bilancio, forse la nuova legge elettorale) e Putin e Medvedev saranno costretti a deporre in frigo lo champagne che avevano già stappato. Altrimenti si andrà alle urne a settembre, ma sarebbe la prima volta (per la verità accadde anche nel 1994 quando tutte le regole democratiche erano saltate) che un Parlamento viene sciolto in presenza di una maggioranza parlamentare. E credo che Mattarella sia poco propenso a praticare anomalie.