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A tutto gas…

27 Agosto 2022 239 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Il ritmo vertiginoso dell’informazione induce spesso a dimenticare e a cambiare opinione. Questo non fa parte della mia naturale vocazione. E, ne sono convinto, non della nostra. Dunque: 1) Non ho cambiato idea sulle ragioni e sui torti della guerra in Ucraina. E’ una guerra di invasione e la comunità democratica deve stare dalla parte degli oppressi e contro gli oppressori. 2) Dobbiamo pagarne un costo? Lo pagheremo. Ma ho netta l’impressione che sul prezzo del gas al mercato di Amsterdam in molti speculino e scommettano al rialzo. Bisognerebbe che l’Europa intervenisse subito fissando il prezzo massimo e di fatto sganciandolo dalle speculazioni. 3) Vanno fatti i rigassificatori, in particolare, subito, quello d Piombino (Fratelli d’Italia chiarisca la sua posizione, chiaramente espressa invece dal presidente della Regione Giani), cosi da potere acquistare anche il gas liquido proveniente dall’America. Basta parole stonate da parte di chi vuole i rigassificatori, come i termovalorizzatori, lontani dal giardino di casa. Basta continuare con la polemica dell’inquinamento. Rigassificatori e termovalorizzatori di moderna produzione non inquinano. Neanche quello di Roma. Inquina l’immondizia lasciata marcire per strada. Inquinano i rifiuti mescolati insieme e non divisi per categorie e pronti per il riciclaggio. 4) Il Psi é sempre stato favorevole all’elezione diretta del capo dello Stato e alle conseguenti riforme costituzionali che questo comporta, così come fu il primo partito a proporre la separazione delle carriere tra magistratura inquirente e magistratura giudicante. Non vedo un solo motivo per cambiare opinione 5) Il reddito di cittadinanza va riformulato e non abolito. Si potrebbe tornare al Rei del governo Gentiloni che salvaguardava i redditi più bassi. Uno strumento assistenziale contro la povertà é essenziale. Ma non può riguardare i giovani che rifiutano una proposta di lavoro. Allora diventa un nuovo strumento di iniquità sociale perché viene pagato anche da quelli che non rifiutano nulla e ne hanno realmente bisogno. 6) Non credo alle promesse elettorali, che sono assai simili alle mozioni congressuali. Pensioni minime a mille euro, flat tax, quota 41, obbligo scolastico da tre a 18 anni, un piano casa sulla scia di quello Fanfani degli anni sessanta e via dicendo e spendendo e magari nuovi bonus. Poi chi paga? Sempre i più deboli, i giovani disoccupati o precari e malpagati che dovranno prima o poi farsi carico del ritorno dal debito 7) Ritengo molto pericoloso, come propone la Meloni, riformulare il nostro Pnrr. Non si scherza con 190 miliardi provenienti dall’Unione e pagati da tutti i cittadini europei. Si tratta, questo é, del vero programma di governo dei prossimi cinque anni. Che non possiamo ricontrattare ma che dobbiamo realizzare. 8) Non credo che l’Italia debba essere divisa tra chi vuole il guanciale e chi no, ma tra chi vuole mantenerla in Europa e in Occidente e chi non ha perso motivo per metterlo in discussione. La vera partita é tra chi vuole continuare a governare l’Italia nel solco tracciato da Draghi e chi non perde occasione per rimarcarne un suo sganciamento. Tra chi vuole stare dalla parte di Macron e di Scholz e chi vuole intendersela con Orban. Tra chi propone una visione internazionale dell’Italia che da sola arretra nella sua debolezza e chi suppone che una spinta sovranista sia invece indispensabile per salvaguardarne gli interessi. I socialisti, da Eugenio Colorni in poi, ma già Turati ne aveva parlato, sono assertori di un federalismo europeo all’interno del quale l’Italia, per la sua storia e per la sua collocazione geografica, possa svolgere un ruolo di primo piano. 9) Sarebbe ora che la coalizione di centro sinistra presentasse un programma, una proposta di governo e un candidato premier. La destra l’ha fatto. Non si può combattere una battaglia se non si mettono in gioco le stesse carte dell’avversario. Questo é sempre avvenuto dal 1994 ad oggi. So bene che non é previsto formalmente da nessuna legge elettorale e che l’Italia elegge un Parlamento e non un governo. Ma tutte le campagne elettorali dal 1994 in poi hanno visto confrontarsi coalizioni con proposte di governo. Che poi, bisogna riconoscerlo, o si sono sfaldate nel corso della legislatura o hanno contraddetto quelle avanzate in campagna elettorale. 10) Sarebbe un atto di democrazia che l’insieme delle forze politiche in campo si impegnassero, dal prossimo turno, a riconsegnare agli elettori il diritto, loro sottratto dal 1994, di scegliere i candidati da votare reintroducendo il sistema della preferenze. Un parlamento nominato dai capi partito, che hanno stilato una classifica immutabile di nomi, é un’occasione per incrementare il già alto livello di sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni.

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