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Il trasformista

Una volta la virtù più riconosciuta era la coerenza. Soprattutto in politica, dove le svolte erano generalmente il frutto di revisioni sofferte alla luce di eventi storici. Tale fu quella di Nenni dopo il XX congresso del Pcus e le rivelazioni dei crimini di Stalin e, poco dopo, della tragica invasione sovietica dell’Ungheria. Tale fu quella di Aldo Moro, negli anni del terrorismo, che lavorò, contrariamente a quello che aveva sostenuto in passato, per un accordo parlamentare col Pci. E tale fu la svolta di Occhetto, dopo la fine del comunismo, che, diversamente da Berlinguer, propose di cambiare nome al Pci chiedendo, con la svolta della Bolognina, di iscrivere il nuovo:soggetto all’Internazionale socialista. Ma ditemi voi da quali eventi sono scaturite le diverse e confuse retromarce di tal Giuseppe Conte, iscrittosi alla presidenza del Consiglio da avvocato, grazie ai favori del movimento Cinque stelle. Costui, dopo aver governato con Salvini, e approvato entusiasticamente i suoi decreti sicurezza, in un sol giorno si é trovato confermato presidente dalla sua opposizione, a contestare quegli stessi decreti che aveva approvato. Non era capitato neanche ad Andreotti che aveva faticato tre anni prima di passare da una maggioranza, che includeva i liberali ed escludeva i socialisti, ad una che di fatto includeva anche il Pci. Conte non ha fatto una piega passando da destra a sinistra con la velocità teatrale di un Gabriele D’Annunzio. Poi sulla guerra in Ucraina la piroetta é stata ultra celere. Prima ha votato, in coerenza con le decisioni del governo Draghi, del quale quello che era divenuto il suo partito era parte, l’invio di aiuti militari all’Ucraina che adesso visceralmente contesta. Perché? Perché é l’ora del negoziato. Lo ha deciso lui da solo a che ora far scoccare il negoziato. Non importa cosa pensi l’Europa e cosa pensino i paesi dell’Alleanza atlantica. “L’ora fatale é suonata”, come canta Elisabetta nel Don Carlo di Verdi. E lui, il trasformista Conte, la fa suonare, anzi rimbombare non per pietà delle vittime della guerra, ma per paura che la Schlein, che agli aiuti militari si dice ancora favorevole, gli rubi i voti. E che dire delle ispirazioni ideali di questo personaggio? Si é proclamato un vecchio democristiano, ma rimpiange i comunisti. Ha esplicitamente dichiarato di ispirarsi a Moro, poi ha fatto l’ennesima deviazione ed é finito su Berlinguer. Ad una donna che lo aveva fermato ad una manifestazione comunicandogli che gli ricordava il vecchio segretario del Pci il nostro ha risposto testualmente: “La cosa mi onora”. Anche se poi, ancora travestito da democristiano, si era recato ad Avellino per ricordare Gerardo Bianco. Un po’ comunista, un po’ democristiano, capo di un governo coi leghisti e poi di un esecutivo col Pd, filo Zelensky e poi filo Putin, amico degli americani e loro nemico, europeista e sovranista, questo Conte é il peggio che possa offrire la politica italiana. Vien da rimpiangere perfino Di Maio, che univa ingenuità a una certa confusa passione, anche se si era messo in testa di abolire la povertà per legge. Per Conte varrebbe il vecchio detto secondo il quale “tutte le volpi finiscono in pellicceria”. Ma lo si usava per Andreotti che era di ben altra tempra. E poi sarebbe sarebbe offensivo anche per le volpi….