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Campo largo minato

5 Settembre 2024 142 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Dunque Matteo Renzi si é infilato, pare che nessuno glielo abbia chiesto, nel cosiddetto campo largo che andrebbe dunque da Conte a Italia viva, en attendant Calenda. Un tutti insieme appassionatamente per battere la destra. Non per costruire un governo con un programma unitario. Renzi, come suo solito (e più volte gli abbiamo riconosciuto intuito politico) non subordina l’adesione alla nuova alleanza a una serie di cose da fare. Non chiede chiarezza sull’atteggiamento da tenere sulla resistenza ucraina (come si sa Conte e Fratoianni non concordano sull’invio delle armi) o sulla riforma della giustizia (la Schlein, contrariamente a suo nonno, il senatore socialista Agostino Viviani, primo firmatario di una legge per la separazione delle carriere dei magistrati, di questa riforma non vuol sentir parlare). O a proposito del reddito di cittadinanza, bandiera dei Cinque stelle, sul quale Renzi aveva minacciato un referendum, o sul 110% per il restauro degli immobili dei ricchi. Insomma Renzi aveva chiesto che non ci fossero veti non ponendone. Anzi aveva coniato il nuovo slogan “non veti ma voti”. Ma che razza di slogan é mai questo? Nel 2006 anche l’Unione di Prodi, sia  pur di un nulla, aveva prevalso, ma il governo iniziò a litigare su tutto e fu costretto a dimettersi dopo il voto di sfiducia al Senato solo due anni dopo. Per governare non basta vincere le elezioni. Serve un’unità d’intenti di tutta la coalizione vincente. E questa unità nella storia della cosiddetta seconda Repubblica non si é mai verificata, a testimonianza che é il bipolarismo il male italiano, non certo il terzo polo, del quale a più riprese si é decantata la morte. In questi trent’anni si sono verificati due eventi, costanti e ripetuti. Il primo é relativo al fatto che le elezioni politiche, dal 1994 ad oggi, le abbia vinte sempre l’opposizione, a testimonianza del ribaltamento del famoso detto andreottiano secondo il quale “il potere logora chi non ce ha”.  Il secondo é che, tranne nella fase 2001-2006, la coalizione che ha vinto le elezioni non ha mai concluso la legislatura (addirittura nel 2018 si formò un governo con due partiti di coalizioni opposte e poi un altro con un partito di governo e uno di opposizione ma presieduto dallo stesso presidente). Dunque il campo largo e la stessa contrastata adesione in esso di Matteo Renzi non penso proprio possano fare eccezione. Potranno anche servire, non lo so, a vincere le elezioni portando Elly Schlein a palazzo Chigi, ma questo campo minato da differenze e ostilità non riuscirà a governare il Paese. Il campo largo é una riproposizione di quel bipolarismo che costituisce la malattia di questo paese, non si potrà dotare di un programma omogeneo (se mai si dotasse di un programma lascerebbe fuori le molte questioni che lo dividono come fece l’Unione di Prodi nel 2006.Non si parlava della Torino-Lione su pressione dei verdi, né del “facciamo piangere i ricchi” come volevano i comunisti) e infine si sfalderebbe sulle principali questioni di politica estera (ricordo bene il governo D’Alema che decise di partecipare ai bombardamenti su Belgrado e una sua componente, il Pdci di Diliberto, che si recò a Belgrado a solidarizzare con i bombardati). Mi ha poi stupito, più che il pollice verso di Conte e Fratoianni all’adesione di Renzi, una predica sul pentimento del cattolico Romano Prodi. Come la statua del commendatore rivolgendosi a Don Giovanni gli intimava “Pentiti” trovando il diniego del reietto così non penso che Renzi possa anche sottoporsi a tale rituale religioso magari indossando il cilicio. Oppure sì?

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