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I figli di Grillo

28 Novembre 2024 74 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

C’erano tutti all’assemblea definita costituente svoltasi a Nova. In realtà un Gsezemani in cui l’Elevato é stato tradito. Senza neanche l’ultima cena. C’erano tutti. Quelli di doppia legislatura che attendevano il via libera per la terza. Quelli che pensano che Giuseppe Conte sia un leader salvifico che li farà resuscitare, non dopo tre giorni, ma dopo tre botte, quelle in Liguria, in Emilia-Romagna e in Umbria. Quelli che son stanchi di pagare il guru che ha inventato, ispirato e trascinato alla vittoria il movimento. Trecentomila euro visto che i suoi spettacoli non vanno bene non sono male per evitare la povertà e il reddito di cittadinanza. C’era Paola Taverna, contiana della prima ora col suo tajurino, c’era l’intellettuale Vito Crimi, l’Appendino, sempre appesa a una chioma folta e nera di capelli. E c’era l’ex presidente della Camera Fico che parla un linguaggio tra napoletano stretto e un vago accento da paese colonia. Tutti coi volti gravi, pensosi. E c’erano i Figli delle stelle, giovani grillini incazzati foraggiati da Danilo Toninelli e non da Alan Sorrenti. Toninelli l’ex ministro delle Infrastrutture che si presentava così: “Sono il ministro. Non si direbbe”. Grillo non c’era. Ma, col figlio di Casaleggio, medita ora un colpo a sorpresa. E cioè l’invalidamento dei voti della Costituente, compreso quello che ritirava il suo lauto compenso. Conte farà ripetere il voto e Grillo tenterà, col 30% dei voti dei suoi fedeli alla Costituente più i non votanti, di far mancare il numero legale. Quello che penso? Che tutti quelli che hanno fatto carriera, compreso Conte, debbano tutto all’Elevato. Se non ci fosse stato lui dove sarebbe Di Maio, dove Di Battista che lo hanno abbandonato credendosi quello che non sono. Ma dove sarebbero Fico e la Taverna e Barbara Floridia? Non ho capito come si sia conclusa l’incompiuta, né cosa significa la nuova identità di “progressisti indipendenti”. Conte, ieri sera da Vespa, ha accettato un paragone coi socialisti, ma ha subito precisato che mentre ai socialisti interessavano alle poltrone lui e i nuovi progressisti indipendenti mirano ai programmi. Le poltrone non interessano a Giuseppi, prima presidente di un governo di destra e poi di uno di sinistra. A lui serve solo un ribaltabile.

 

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