Solo due sì
Questa mattina al seggio ho ritirato solo due schede: quella sugli appalti e quella sulla cittadinanza. Ovviamente per esprimere due sì. Condivido l’idea che nei molteplici incidenti che si verificano nei lavori effettuati dalle ditte subappaltanti una qualche responsabilità giuridica debba essere individuata anche per quelle appaltatrici. Condivido poi il referendum voluto da Più Europa sul dimezzamento degli anni per chiedere la cittadinanza italiana. Non è che tenerla a dieci anni ci esima dal considerare caso per caso coloro che ne hanno i requisiti. Dobbiamo farlo anche se il diritto venisse dimezzato e visto che quest’ultimo viene sancito pressoché automaticamente introdurre nella conoscenza della lingua italiana il discrimine vero per l’accoglienza sarebbe quanto mai opportuno. Se si vuole la cittadinanza italiana si viva da italiani dunque e questo a prescindere dal numero di anni di permanenza. Cinque bastano e avanzano. Per gli altri tre sul lavoro non ritirerò la scheda. Rivendico il diritto all’estensione, una delle tre forme di espressione del voto, del resto già adottata da pressoché tutte le forze politiche nei diversi referendum. Chi si stupisce di questa scelta o ha problemi di memoria o di coscienza. Non ritirerò in particolare la scheda che propone l’abolizione del jobs act, o meglio di una sua parte. Abbiamo già spiegato che si tratta di un evidente inganno dal presupposto solo ideologico. Infatti col sì non verrebbe ripristinato l’articolo 18, ma la legge Monti-Fornero che garantisce ai lavoratori licenziati solo 24 mesi di copertura finanziaria e non i 34 garantiti dal jobs act. Non solo ma il jobs act, anche nei licenziamenti ingiustificati, esiste su questo una sentenza della Corte costituzionale, affida al giudice larghi margini di autonomia decisionale. Gli altri due referendum su situazioni specifiche, una per le aziende inferiori ai 16 dipendenti che peraltro non hanno mai goduto delle tutele dell’articolo 18 e propone di eliminare il massimo dei contributi di tutela del lavoratore licenziato che vanno da 10 a 14 mensilità. Ma chi è in grado di stabilire che saranno di più? E l’altro introduce complicazioni nei contratti a termine finendo per crearne di meno e dei più precari. Ad ogni modo non pare dai dati offerti da Panetta che il problema dell’Italia sia il contratto a termine avendo raggiunto, anche grazie al jobs act, nell’aumento delle assunzioni un forte incremento di quelle a tempo indeterminato. A noi pare che i problemi del lavoro siano altri: i bassi salari, l’occupazione giovanile e femminile ancor oggi al di sotto della media europea. Alle 12 di oggi ha votato solo poco più del 7% degli aventi diritto e pare così che il destino di questi referendum sia segnato. Domani scriveremo le nostre riflessioni.
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