Il nome e la cosa
Quando Occhetto decise di cambiare nome al Pci, nel novembre del 1989, Pietro Ingrao insorse. “Prima la cosa e poi il nome”, sentenziò il nume tutelare della sinistra comunista. Tanto che per mesi, ignorandone il nome nuovo, l’ex Pci venne battezzato, anche un po’ ironicamente, “la Cosa”. In pieno turbine nominalistico Tajani precisa a proposito della tragedia di Gaza: “Non si tratta di genocidio, ma di carneficina”. Se non é zuppa é pan bagnato. Vero che per genocidio si intende lessicalmente “eccidio di una razza” e che due milioni di palestinesi vivono in Israele con gli stessi diritti degli altri. Ma se Netanyahu non é un genocida é un carnefice per il nostro ministro degli Esteri. E l’accusa non é sminuita dalla smentita. Siamo a tre giorni dalla manifestazione commemorativa delle vittime della strage alla stazione di Bologna avvenuta 45 anni fa. L’ex presidente dell’associazione dei parenti delle vittime Paolo Bolognesi ha tuonato che si tratta di una strage fascista. Ripetendolo più volte. C’é una sentenza passata in giudicato e non é mia intenzione metterla in discussione anche se qualche dubbio può permanere senza essere condannati per aver messo in discussione l’infallibilità della magistratura. Che infallibile non é, come del resto il papa. E’ quel “fascista” che non mi convince. Siamo nel 1973 e Craxi partecipa a un convegno che si svolge nella mia città. Lo portiamo a pranzo e mi corregge quando gli parlo degli attentati fascisti. Mi dice proprio così: “Questi sono terroristi, il fascismo é stata una cosa seria”. Rimasi di stucco. Un socialista che diceva quelle parole? Me le tenni per me, ma le rimuginai e arrivai alla conclusione che aveva proprio ragione lui. Il fascismo non metteva le bombe nelle banche, davanti alla Questura di Milano e più avanti sui treni o alla stazione di Bologna. Craxi era dotato di un notevole istinto intuitivo, almeno fino al 1989, e la sua frase anticipava le migliaia di pagine di De Felice. Il terrorismo di estrema destra deve essere chiamato per quel che é. Sarebbe come dire che le Bierre e le altre organizzazioni terroristiche di estrema sinistra erano comuniste. Chi le ha mai definite così? Ma se quegli altri si fregiavano del termine “fascista” queste ultime si proclamavano apertamente comuniste. E allora? Allora definirle comuniste sarebbe ingiusto e ingeneroso soprattutto a fronte di un partito comunista italiano che le ha decisamente combattute. Ma perché invece tracciare l’identità dell’estremismo opposto come “fascista“ e pretendere che la Meloni si appropri di questo vocabolo?Perché, continua Bolognesi, i terroristi di estrema destra hanno per un breve o lungo periodo di tempo, militato nel Msi, lo stesso partito a cui erano iscritti la Meloni, soprattutto La Russa, presidente del Senato, e ministri vari e variopinti. Ma forse i brigatisti non erano, per un breve o lungo periodo di tempo, iscritti al Pci o alla Fgci (ricordate l’album di famiglia a cui fece riferimento Rossana Rossanda?) com’é il caso di Franceschini, Gallinari, Paroli, che ho conosciuto bene perché provenivano dalla mia stessa città? E’ mai venuto in mente a qualcuno di chiedere una sconfessione del Pci o della Fgci a quei dirigenti, ancor oggi sulla breccia, che provengono da quel partito? Eppure il terrorismo di estrema sinistra, che non chiamo comunista, e il terrorismo di estrema destra, che non definisco fascista, hanno insieme insanguinato l’Italia negli anni di piombo, col connubio di servizi segreti deviati e probabilmente col concorso di quelli stranieri. Come il caso Moro dimostra anche con interessi simili del mondo bipolare. Si attendono ancora molte risposte e molti interrogativi sono rimasti appesi nel vuoto. I segreti non sono ancora stati svelati nella loro completezza. Certo non possiamo accontentarci dei nomi degli estremismi violenti. Ci vuole di più. Molto di più.







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