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Tutti pro Pal. Ma Kiev?

4 Settembre 2025 127 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Non voglio essere accusato di benaltrismo, prerogativa che spesso ho avuto modo di addossare ai soloni della sinistra. E allora parto subito da un presupposto. E cioè che condanno il governo Netanyahu e soprattutto i due suoi ministri, oltranzisti e criminali, Ben Gvir e Bezalel Smotrich. Faccio mie le posizioni di Sinistra per Israele e di quanti in quel paese chiedono la fine del massacro di Gaza e la liberazione degli ostaggi, ma anche la messa in pratica degli accordi di Oslo, e cioè la creazione di uno stato palestinese epurato da Hamas, come sottolineano anche gli altri stati arabi e mediorientali in un documento dal valore storico, anche perché sottoscritto dall’Arabia saudita, impegnata negli accordi di Abramo alla vigilia del 7 ottobre. Ciò detto sono anche dalla parte della resistenza ucraina che combatte da oltre tre anni per sbarrare la strada a un barbaro atto di aggressione da parte della Russia. E allora mi chiedo: perché in quasi tutta Europa si susseguono, clamorosa quella nella undicesima tappa, poi annullata, della Vuelta, in cui si pretendeva l’esclusione di una squadra che si chiama Israel, manifestazioni in nome e con bandiere della Palestina e non si sentono e vedono slogan e vessilli dell’Ucraina? Eppure questo paese ha subito bombardamenti massicci che sono arrivati fino alla capitale. Tra soldati uccisi al fronte e civili assassinati dalle bombe russe, si calcola che i morti siano giunti ormai alla tragica conta di 150mila, cioè due volte e mezzo quelli di Gaza, compresi molti bambini. E che dire del rapimento di migliaia (il Telegraph sostiene che siano addirittura 20mila) bambini ucraini strappati alle loro famiglie e portati in Russia, come testimonia l’accorata lettera a Putin della moglie del presidente degli Stati uniti? Perché in mezzo a quelle centinaia di bandiere palestinesi non si scorge almeno una bandiera gialloblu? Non dico altrettante, ma almeno una? Perché, anche qui, come tante volte in passato, due pesi e due misure? Possibile che nessuno, in questi giorni, se lo sia chiesto? Oppure che non se lo sia chiesto nessuno perché la risposta appare scontata? Benedetta sia la carovana marittima degli aiuti alimentare a Gaza, gli Emirati uniti stanno portando a Gaza tonnellate di aiuti umanitari in più e non ne parla nessuno, per l’Ucraina forse non ci sarà bisogno di cibo perché, al contrario del territorio di Gaza, non mi pare esista una carestia, ma di vestiti, di tende, di stufe, di medici e infermieri forse sì. Ma non si é mosso nessuno. Nessuna carovana fino alle sponde del Mare d’Azov. Anzi a sinistra e a destra ci si volta spesso dall’altra parte e al convegno dei volonterosi l’Italia partecipa a metà, facendo propria l’idea del contingente post bellico, ma manifestando chiara intenzione di non parteciparvi e arrivando, con Salvini, ad offendere chi vi parteciperà. La risposta a questi interrogativi é piuttosto semplice. Esiste a sinistra e a destra una tendenza anti occidentale che sposa più volentieri le tendenze ad un tempo post sovietiche e comuniste (di Xi, di Chong e di altri) ma anche nazionaliste e sovraniste, piuttosto che la difesa della liberaldemocrazia occidentale. Attenzione, perché nel nuovo mondo il comunismo é formale (spesso la sinistra dogmatica si accontenta della forma) come in Cina dove Xi usa la parola “compagni” ma l’economia é dominata dal più selvaggio capitalismo, ma il sovranismo e l’imperialismo sono reali. E cioè nel matrimonio destra-sinistra a prevalere é la destra. Dunque, tutto sulla Palestina, perché gli Usa sono con Israele, e niente con l’Ucraina, perché Europa e Usa la sorreggono. Si torna cioè a una scelta di campo, che a me pare pericolosa soprattutto a seguito della grande parata bellica cinese, in cui solo D’Alema, libero di recarsi dove vuole, si é sentito a suo agio. Sia chiaro, con costoro occorrerà dialogare e confrontarsi perché si tratta di un’alleanza sotto il segno del Dragone che interessa il 60% della popolazione mondiale. Ma tenendo ferme le nostre tradizioni democratiche che nulla hanno a che vedere con le oligarchie violente e imperiali o le dittature a partito unico. E’ proprio questo che si chiede alla sinistra: di essere europea e occidentale, di dialogare con tutti tenendo fermi i principi che storicamente le appartengono. In una fase di transizione, di scomposizione e ricomposizione di alleanze, si possono verificare pericolose sbandate. Pensare che Netanyahu sia pericoloso e Putin no equivale a un deragliamento dei principi e a uno stravolgimento della realtà. Lo sdegno per la Palestina e il silenzio su Kiev equivale a ipocrisia.

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