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Perché il pacchetto democrazia

8 Settembre 2025 110 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Sollecito tutte le formazioni, anche se di dimensioni ridotte, che si ispirano ai valori e alle tradizioni liberaldemocratiche di costruire un vero e proprio pacchetto di proposte parlamentari per correggere profondamente “la democrazia ribaltata” che esiste in Italia, introdotta dai movimenti, anche referendari, degli anni novanta. La prima e urgente riforma é quella della legge elettorale per tornare alla scelta dei parlamentari da parte dei cittadini. Dall’uninominale introdotta dal cosiddetto Mattarellum a tutte le leggi che ne sono seguite (i cosiddetti Porcellum e il Rosatellum) i parlamentari sono scelti dalle segreterie politiche. La motivazione che le preferenze indurrebbero alla corruzione o quanto meno al clientelismo non sta in piedi. Alle comunali, alle regionali e alle europee non ci sarebbe infatti questo rischio dato che le preferenze sono in vigore. E il rischio si concentrerebbe solo sulle politiche. La verità é che i partiti, oggi in crisi di iscritti e di partecipazione, si vogliono tenere un’ultimo tassello di potere: quello appunto di scegliere direttamente i parlamentari bloccando le liste. E’ un privilegio inaccettabile, anzi vergognoso perché si collega con la crisi di partecipazione alle elezioni di qualsiasi livello, che non ha precedenti nella storia italiana e non trova paragoni con l’andamento elettorale di nessun paese europeo. Anche il maggioritario, che in Francia ha dimostrato di non essere utile nemmeno per assicurare governabilità (si sta pensando a un ritorno al proporzionale) e che in Italia ha prodotto non solo ingovernabilità, governi tecnici e di unità nazionale, ma anche combinazioni di governo in sfregio agli accordi elettorali, sta provando la sua completa inadeguatezza. Anche perché si tratta quasi sempre di un maggioritario corretto da una quota di proporzionale, da diversivi vari, da sbarramenti, da impedimenti costituzionali (l’articolo 57 della Costituzione impone il conteggio dei senatori “su base regionale”). Il ritorno al proporzionale appare necessario (può restare fermo lo sbarramento al 3% e si può introdurre un premio di maggioranza fissando bene soglie e tetto minimo di attribuzione). Della legge elettorale si dovrà occupare il Parlamento dopo l’eventuale legge costituzionale sull’introduzione del premierato, il cui testo non é esente da evidenti contraddizioni. Un rapporto che va capovolto é anche quello tra esecutivi e organi di rappresentanza eletti nelle regioni e nei comuni e si dovrà pur affrontare il tema delle province che non sono state abolite se non per quanto riguarda gli organi elettivi. Anche su tutto questo occorre un completo ribaltamento in nome della democrazia e del rispetto delle scelte dei cittadini. Salvaguardiamo pure le elezioni dirette dei governatori e dei sindaci nei comuni superiori ai 15mila abitanti. Ma facciamo tornare ai consigli, gli unici eletti direttamente, a parte governatori e sindaci, alcune prerogative in capo a questi ultimi. Le giunte, ad esempio, tornino ad essere approvate dai Consigli senza più incompatibilità tra assessore e consigliere. Ma é possibile attribuire a chi é solo nominato un potere maggiore a chi viene eletto? E a chi viene eletto sottrarre la delega ricevuta dal corpo elettorale se viene nominato? La contrapposizione tra delegato del sindaco e assessore appare nella sostanza solo formale. Sono i partiti che formano la coalizione vincente ad indicare a governatori e sindaci i nomi degli assessori. D’altronde governatori e sindaci sono eletti da una coalizione di partiti che indicano i loro nomi sulle schede elettorali. Va risolto anche il tema delle Province. Credo che la delimitazione dell’Italia in province non possa essere eliminata. L’informazione locale é provinciale e non regionale, e così le questure, le prefetture, la stessa organizzazione dei partiti politici, perfino le motorizzazioni e spesso i vescovadi. A questo punto le province esistono anche istituzionalmente ma come organismi di secondo grado e non con istituti eletti dal popolo. Un altro sfregio alla democrazia. Si reintroducano i Consigli provinciali, espressione politica del corpo elettorale visto che al referendum delle province non é passata l’abolizione. Un’ultima abrogazione della rappresentanza elettorale é l’abolizione delle circoscrizioni nei comuni con meno di 200mila abitanti, come il mancato processo di aggregazione dei piccoli comuni per rafforzarne e unificarne la rete dei servizi. Si tratta di problemi che mettendoli insieme formano il ciclo vizioso della democrazia rovesciata. Il pacchetto democrazia da ribaltare. A questa azione pensino coloro che al rafforzamento dei diritti dei cittadini hanno dedicato la vita.

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