Il massacro di Gaza e la violenza di piazza
Tutta Italia si é fermata. E ha manifestato nelle piazze e nelle università chiedendo la fine dei massacri a Gaza. Anche noi la chiediamo. Anzi la pretendiamo, così come anche l’Europa e l’Italia, l’Onu e tutto il mondo civile, con l’esclusione del presidente americano Trump che si espone a giorni alterni. Quello che non Israele, ma il governo di Netanyahu coi suoi due ministri oltranzisti e suprematisti Ben Gvir e Bezalel Smotricht, sta combinando in Palestina é raccapricciante. E non lo dico soltanto per il dispendio di vite umane innocenti. Secondo i dati forniti da Kiev nel conflitto tra Russia e Ucraina (che non dimentichiamolo é guerra di aggressione della Russia all’Ucraina) i morti sarebbero superiori al milione, quasi venti volte più dei morti a Gaza. Non lo dico solo per le immagini dei bambini col corpo straziato che stordiscono qualsiasi sensibilità e che certo ricordano le vittime innocenti dei bombardamenti nella seconda guerra mondiale ad opera degli alleati e da ultimo i bimbi straziati dalle due atomiche lanciate su Hiroshima e Nagasaki. Questa catastrofe che ci eravamo augurati, di non vedere mai più e che invece torna oggi alla luce nello Yemen ad opera dei terroristi Houthi, a Gaza per le bombe israeliane originate dal massacro terroristico del 7 ottobre, nelle città, nei villaggi, ai confini dell’Ucraina, ci spinge a sollevarci e a rifiutarle anche se non tutte vengono vissute con la stessa attenzione e passione. Oggi l’Italia si é riversata nelle piazze. Ma alcune frange della protesta hanno sconfinato nella violenza e nella guerriglia. A Milano i manifestanti hanno dato l’assalto alla stazione: lanci di pietre, vetri rotti, poi cariche della polizia. Il sindaco Sala ha condannato la violenza. Si viene poi a sapere che i pro Pal dopo aspri scontri con la polizia hanno ferito 60 agenti. A Bologna bloccata l’autostrada, a Livorno bloccato il porto, a Napoli manifestanti sui binari della stazione centrale, a Torino bruciata un’immagine della Meloni, a Marghera in migliaia in corteo al grido “blocchiamo il porto”, insomma mentre scriviamo, alle ore 17, la giornata é trascorsa tutt’altro che tranquilla, con incidenti sgradevoli e pericolosi. Resta il problema: perché si deve manifestare in questo modo? Non é la prima volta che i Pro pal seminano violenza e paura. Hanno una soluzione del problema Israele che mira alla sua cancellazione. “Palestina dal fume al mare” é il loro slogan, che significa eliminazione dello stato di Israele, ed é l’esatto ma simmetrico contrario dell’obiettivo di Netanyahu che mira a cancellare lo stato palestinese in nuce. Tanto che la risposta a Starmer e al governo britannico che ha riconosciuto ieri la Palestina come stato é stata: “Non ci sarà”. Ci si augura che con le elezioni di gennaio non ci sia più lui.







Leave your response!