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Pannella: “Non so cosa fare. Mi deve venire un’idea…”

12 Marzo 2009 1.119 views One CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Marco Pannella, il grande assente, per ora, di questa alleanza che mette insieme Socialisti, Verdi, Sinistra democratica e Vendola, si confessa: “Dei veti di Vendola non so che farmene. Ad ogni modo ancora non so che fare. Mi deve venire un’idea. Non è vero che ho in testa un accordo col Partito democratico. Non terrebbe”. Marco sa che i veti di Vendola e in qualche misura anche di Mussi, intervistato l’altro giorno a Radio radicale, sono stati subito contrastati dai socialisti e che, se in qualsiasi momento egli volesse prender parte a questa alleanza, almeno per quanto riguarda i socialisti, le porte sono, lo ha più volte ripetuto Nencini, non solo aperte, ma spalancate. E’ anche giusto sostenere che coi radicali questa allenza sarebbe molto più equlibrata e compatibile con le posizioni dei socialisti.

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  • Fabio Ruta said:

    Mi trovo sempre più spesso a condividere i suoi interventi e le sue posizioni, certo della esigenza che in Italia, divisa tra “cattocomunisti” e “clericofascisti”, sia necessario creare una forza laica, libertaria, liberalsocialista. Ho iniziato la mia esperienza politica nella FGCI, sul finire degli anni ’80, quando il PSI sosteneva posizioni proibizioniste sulle droghe e si avviava l’inchiesta mani pulite. Successivamente ho sempre votato per formazioni nate dal dissolto PCI. La mia adesione alla sinistra comunista non è mai stata “ideologica” e ho scoperto di avere più affinità con il pensiero laico, socialista e libertario che l’ideologia comunista. Penso che il campo della sinistra europea e di quella italiana dovrebbe essere quelle di un socialismo democratico e laico. Approvo il manifesto del PSE. In passato non avevo mai votato socialista e negli ultimi anni avevo ripreso la tessera dei DS. Ho votato per la prima volta alla camera la “rosa nel pugno” e alle ultime elezioni ho dato un voto al PD (al senato perchè era capolista la Bonino) e uno al PS (alla camera). L’unione tra radicali e socialisti, nel momento in cui il PD si mostrava debole sui temi laici appariva come un progetto innovativo in grado di attrarre energie e consensi nuovi, specie provenienti dal mondo intellettuale, universitario, dalle nuove professioni, dai giovani.
    Quel progetto e le esigenza dalle quali scaturiva mi paiono oggi più attuali di allora. Occorre una sinistra laica e libertaria che difenda i diritti civili e la laicità delle istituzioni, che difenda gli outsider e proponga un nuovo modello di welfare adatto ai tempi.
    Che coniughi meriti e bisogni.
    Chi difende, ad esempio, le professioni sociali ed educative?
    Lo sapete che nel contratto degli enti locali gli educatori professionali non sono nemmeno menzionati e che spesso un laureato in scienze dell’educazione guadagna un salario ben inferiore a quello operaio?
    Un nuovo incontro con i radicali e con energie di una sinistra diffusa oggi non rappresentata nè dal PD nè dalla sinistra cosiddetta “radicale”, potrebbe scongiurare una deriva nostalgica, populista o “cerchiobottista” della sinistra italiana.
    Il 3% della Rosa nel Pugno oggi andrebbe rivalutato anche in considerazione della secca debaclé della sinistra arcobaleno.
    Io vorrei che ci fosse in Italia un grande partito socialista di stampo europeo, aderente al PSE e all’IS, aperto però a componenti liberali, radicali, ecologiste.
    Un partito che coniughi la tradizione e l’ispirazione socialista con l’esigenza, non più rinviabile, di rinnovare le forme della partecipazione politica: la tradizionale forma-partito non tiene più, era tarata su una società d’altri tempi.
    Per giungere nel nostro Paese disgraziato al traguardo che auspico la strada appare ora tortuosa: occorrerebbe avviare un circolo virtuoso che spezzi quello che è, invece, il circolo vizioso della sinistra Ialiana.
    Per costruire un Parito Socialista largo non è sufficiente ricomporre la “diaspora socialista”: Ci vorrebbe una divisone dell’attuale PD che separi teodem e democristiani da ex Ds e componente laica della ex Margerita, ci vorrebbe un avvicinamento al PSE di soggetti ora aderenti alla GUE (area Vendola-Bertinotti per intenderci) e all’ALDE (radicali).
    L’unione di questi soggetti rinnovati, l’aperta adesione a valori laici e riformisti, la creazione di un nuovo soggetto politico della sinistra non comunista potrebbero dare risposte alla società italiana che ha sete di cambiamento.
    Ma quanto sopra accennato appare un percorso in salita, frenato da rendite di posizione e conservatorismi.
    Oggi, per superare lo scoglio del 4% alle europee, è necessaria una soluzione di compromesso: una lista Socialista non basterebbe di certo. Vorrei quindi una aggregazione di sinistra riformista e laica che (pur aprendosi a Vendola, Belillo, sinistra democratica e Verdi) non sia una sorta di “sinistra arcobaleno” reimpastata. Perchè ciò non avvenga è necessaria la aprtecipazione questo progetto proprio dei radicali e di componenti della sinistra liberale e repubblicana. Altrimenti l’ingresso del solo PS potrebbe apparire come un semplice rimpiazzo della maggioranza PRC e PDCI che si è separata dalla sinistra arcobaleno.
    Una aggregazione più ampia e plurale potrebbe incece avere influssi positivi anche nella evoluzione del dibattito interno al PD e attrarre i delusi di quell’area politica. Se fosse invece troppo caratterizzata dalla componente ex sinistra arcobaleno un elettore di sinistra non massimalista sarebbe spiazzato: trovando sulla scheda il simbolo comunista di PDCi e PRC, quello del PD, quello di Di Pietro e quello di una sorta di sinistra arcobaleno 2°. Sarebbe davvero un bel dilemma.

    Con questo spirito io, di imprinting “figiciotto”, ho aperto sul forum online del Partito Socialista alcuni topic (tra i quali :”ci rivorrebbe la rosa nel pugno”, “Nencini rivolga un appello ai radicali”, “per un nuovo patto laico”, “i socialisti e le città”). Penso che la presenza dei compagni radicali sia indispensabile alla nuova aggregazione per le elezioni europee al fine per scongiurare il rischio della riedizione di una “sinistra arcobaleno” monca e “reinpastata”.

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