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Vendola e il socialismo riformista

Dal resoconto di qualche giornale reggiano risulta che Nicki Vendola, venuto a Reggio Emilia per lanciare la campagna ettettorale di Sinistra e verdi e non di Sinistra e libertà, come forse sarebbe stato più corretto, visto che il governatore della Puglia è candidato anche nel nostro collegio alle elezioni europee, avrebbe esaltato il socialismo riformista. E’ cosa buona e giusta che l’abbia fatto proprio a Reggio. Cosa buona perchè la lista di Sinistra e libertà potrà aver un successo solo se non sarà la riedizione di un pezzo della Sinistra arcobaleno che l’anno passato ha fatto flop. Cosa giusta perchè il socialismo riformista, e soprattutto quello reggiano, è l’unica versione accettabile del socialismo. Altro non c’è. Non c’è più, se Dio vuole, il socialismo reale, cioè il comunismo che ha trasformato un’idea di eguaglianza in una grande caserma. E non c’è mai stato il socialismo utopistico e velleitario di qualche gruppuscolo dell’estrema sinistra, il socialismo dei comitati e dei movimenti. Che poi non sono tutti uguali e non hanno sempre ragione. SeVendola insisterà su questo, e cioè sulla rivalutazione del filone riformista della tradizione socialista aggiornando tutto quel che c’è da aggiornare naturalmente, credo che potrà pretendere i voti dei socialisti e anche di settori che non c’entrano nulla con l’elettorato dell’Arcobaleno.  Se invece la lista si svilupperà nel solco di quel brutto dibattito televisivo tra Ferrero e Vendola, come se le due ex correnti di Rifondazione fosssero egemoni nelle due liste elettorali, che così si configurerebbero solo come una variabile della cosiddetta sinistra radicale, allora andremmo incontro a una sonora e meritata sconfitta. Credo sia giusto dirle adesso queste cose, visto che la campagna elettorale non è ancora ufficialmente cominciata.