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Dopo mesi di lavoro: la Reggiana ai tre moschettieri

Sono tre, per il momento. Come i moschettieri Portos, Athos e Aramis. Poi arrivò D’Artagnan. Si chiamano Barilli, Campani e Villirillo. Non è escluso che ai tre si aggiunga presto un quarto. Magari non sarà D’Artagnan. Ma dubito che i tanti che hanno manifestato interesse per l’operazione Reggiana si voltino in blocco dall’altra parte. Diamo intanto atto ai tre di avere avuto coraggio, di avere sguainato le loro spade, e di essersi fatti carico di una società che i proprietari avevano messo in vendita da un anno. Diamo anche atto ai vecchi proprietari di avere gestito una società sana, con buoni risultati sportivi, rimettendoci fior di milioni e al presidente Fontanesi di avere svolto con passione e disinteresse il suo compito. Campani e Villirillo sono vecchi amici e hanno da subito manifestato disponibilità al nostro richiamo e al tentativo di Alessandro Barilli, vecchio amico del sindaco Delrio. Barilli è diventato mio amico in questi mesi, durante i quali la nostra frequentazione è stata più intensa di quella di una coppia di fatto. Posso testimoniare la sua passione, la sua determinazione, la sua volontà di chiudere l’operazione. E’ stata una storia lunga, questa, addirittura una storia che pareva non finire mai, perchè si trattava d’una vicenda complicata, legata a diverse operazioni collegate, compresa la partecipazione ad una società all’estero e la sponsorizzazione triennale di alcune coop. La cooperazione non è un’azienda privata dove comanda uno solo. C’è stato bisogno di coinvolgere diversi vertici cooperativi, poi i relativi consigli. La verità è che la vicenda era già sostanzialmente conclusa a luglio, anche se formalmente si è conclusa in ottobre (il passaggio uffciale avverà solo il 28). C’era un’altra soluzione? No. Si è detto che poteva rimanere la cooperazione. Non è vero. La cooperazione non voleva rimanere, nè da sola nè in comproprietà. Sosteneva di aver concluso il suo ciclo. Un ciclo aperto nel 2005, che si sarebbe dovuto concludere nel 2008 e che è si è poi dilatato fino al 2010. C’erano altri acquirenti? No. In diversi si sono fatti avanti. Li ricordo nell’ordine: il proprietario della Pro Patria Tesoro, accompagnato da Michele Padovano, che però intendeva realizzare l’operazione Petali che già era stata realizzata tre anni orsono, poi l’imprenditore di acque minerali Francesco Agnello, accompagnato dall ‘ex presidente del Credito sportivo Andrea Valentini, il quale condizionava l’acquisto della Reggiana a quello delle sue acque minerali (ma la coop ha manifestato indisponibilità al baratto), ancora, il gruppo Santarelli, sponsorizzato dall’ex granata Beppe Accardi, che intendeva acquistare anche lo stadio, naturalmente a parole, come a parole voleva acquisire la proprietà del Modena, del Perugia e del Ravenna, e poi si è gettato a capofitto sul Messina in D, con risultati, da quel che si legge, davvero scofortanti. L’unica trattativa vera è stata forse quella con una finanziaria di Brescia, dietro alla quale si celava il Catania. Dicono che il direttore sportivo Lo Monaco e soci si siano defilati per la pubblicità della cosa e per questo abbiano ripiegato sul Milazzo. Soluzione che non mi pare equivalente. Si sono presentati, sempre con l’obiettivo di acquisire anche lo stadio, un gruppo rappresentato dal notaio Veneri di Mantova (voleva monetizzare anche la convenzione che sanciva il passaggio dell’impianto al Comune tra 35 anni) e, un gruppo di Milano, mi dicono costituito da calciatori ed ex calciatori, ma di quest’ultima cordata sono solo stato informato dall’amico Cattozzi e da Barilli. Niente altro. Cioè niente. Si potevano contattare altri imprenditori, perchè questo gruppo appare ad alcuni troppo esiguo? Sono stati contattati diversi imprenditori reggiani, molti si sono voltati dall’altra parte, altri hanno manifestato intereresse, hanno chiesto i bilanci, ma si sono riservati di dare risposte, che ancora non hanno dato. Alcuni di loro hanno detto di sì, poi di ni e alla fine di no. In verità il no non l’hanno mai pronunciato, si sono semplicemente defilati in silenzio. Si sono ammutoliti. Onore dunque ai tre moschettieri. E adesso, come giustamente ha detto Barilli, la città si muova. Si muova perchè la nuova Reggiana promuoverà decine di iniziative di coinvolgimento. Verso le categorie economiche, verso i commercianti, verso le istituzioni locali, verso i tifosi, utilizzando la nuova disponibiltà dello stadio. Sarà una Reggiana piena di stimoli, che si apre alla città, creando nuove, continue opportunità e legami e considerando il reggiano-tifoso un bene da tutelare e da riprodurre. Barilli mi ha confidato che si aspetta già da questo campionato 7-8mila tifosi allo stadio e che si adoperarà in ogni modo per arrivare all’obiettivo. Sono sicuro che Reggio risponderà. Come ha risposto sempre in passato, da Dal Cin a Foglia, ad interlocutori non reggiani e non sempre credibili. A maggior ragione adesso, Reggio, che deve sentire la sua squadra di calcio davvero sua, saprà essere all’altezza del compito.