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Berlusconi al capolinea. Adesso però nessuno gli faccia fare la fine di Craxi

Comunque la si giri Berlusconi mi pare finito. Se sopravvive al Senato, e non alla Camera, e se si fa un nuovo esecutivo, non sarà lui a presiederlo. Se invece si andrà diritti alle elezioni anticipate, il leader del Pdl magari potrebbe forse mantenere la maggioranza alla Camera, ma certo la perderà al Senato. Quindi non riuscirà a presiedere un governo. La fine del berlusconismo è la fine di un ciclo lungo 16 anni (con due parentesi di sconfitte, determinate solo, la prima, dalla mancanza dell’alleanza con la Lega, la seconda da una manciata di voti in meno alla Camera). Sedici anni, quattro in meno del fascismo, 33 in meno della cosiddetta Prima Repubblica, due in meno del regno di Craxi sul Psi. Berlusconi, però, contrariamente alla prima Repubblica e all’egemonia craxiana sul Psi, ha regnato da solo o quasi. Con il suo assolutismo, la sua protevia a considerare gli alleati potenziali intralci alla sua azione, la sua volontà a sfidare qualsiasi rito della politica e a considerare il suo partito e anche gli scranni dei consessi democratici alla stregua della sua azienda. Il berlusconismo iniziò quando la politica era invasa dall’ingerenza dei magistrati, che avevano instaurato una sorta di dittatura con la loro azione nei confronti di una classe politica che si era arresa. Si trattava di una funzione politica, di un vero conflitto d’interese. E lui, l’uomo di Arcore, ha avuto il coraggio (ma forse non aveva alternativa in quel frangente, considerando che cosa avevano riservato al suo vecchio amico Bettino Craxi) di contrapporsi a questa invasione mettendo in gioco il suo conflltto di interesse. E vincendo le elezioni in tre mesi. Alla lotta alla veccchia partitocrazia aveva dimostrato di essere più compatibile lui, che ufficialmente la politica non l’aveva mai fatta, dei vari Occhetto, Cossutta, Orlando, D’Alema, che di politica avevano vissuto e improvvisato la barocca “gioiosa macchina da guerra”. L’uomo di Mediaset ha tentato di governare, ma si è imbattuto in Bossi che lo vedeva come potenziale avversario per l’avanzata della Lega al Nord. E Bossi lo ha messo in crisi per primo e poi ha consentito la vittoria di Prodi nel 1996, presentandosi da solo al corpo elettorale. Nel 2001 Berlusconi è ritornato in campo, dopo i cinque anni non certo esaltanti dei governi dell’Ulivo, che fu costretto a schierare tre presidenti in successione (Prodi, D’Alema e Amato) e un quarto potenziale, Rutelli, candidandolo a premier. E dal 2001 al 2006 Berlusconi ha tentato di rimettere in piedi la baracca. Si è imbattuto in Follini e nell’Udc, che l’hanno contrastato, in Fini e nella sua guerra a Tremonti, che è stato costretto a silurare, arrivando, dopo la sconfitta delle regionali e un reincarico, col fiatone alla fine. E ha impattato le elezioni con Prodi. Dopo due anni di governo dell’Unione, coi litigi, gli sgambetti e l’ennesimo ribaltone di Mastella, Berlusconi è apparso agli italiani ancora come l’unico ormeggio. E ha ripreso il Paese, con elezioni stravinte. Dopo due anni, ancora daccapo. Fini gli dichiara guerra, dopo che la guerra gli è stata fatta contro per una casetta, non in Canada, ma a Montecarlo. L’ex leader di An è stato poi espulso dal Pdl senza accorgersi (ma che razza di dilettanti questi dirigenti pidiellini…) che avrebbe messo insieme una forza politica derminante alla Camera. Hanno sbagliato i conti e oggi pagano quell’errore con alti interessi. Berlusconi dovrà dunque fare le valigie. In Italia, dal 1994, i governi perdono sempre le elezioni, in nessuna legislatura il governo che ha iniziato ha poi completato il quinquiennio, per  tre legislature su cinque si è ricorsi alle elezioni anticipate, per quattro volte un partito che ha iniziato con una coalizione l’ha poi abbandonata durante la legislatura (con Bossi, con Bertinotti-Mastella, ancora con Mastella, adesso con Fini). Cosa si aspetta a dare l’estrema unzione a questo bipolarismo? Ha ragione Casini. Basta con un modello che ha fallito e che ha dimostrato l’impossibilità di creare coalizioni non solo elettorali, ma di governo. Però, adesso, che non cresca a dismisura l’ansia di vendetta. Berlusconi è stato per 16 anni un leader politico italiano. Merita rispetto e l’onore delle armi. E che nessuno pensi, perchè questo sarà il problema dei prossimi mesi, di fargli fare la fine che hano fatto fare al povero Craxi. “Gli avversari politici si battono, non si umiliano”, disse Nenni dopo la sconfitta di De Gasperi alle elezioni del 1953. Gli avversari si battono, non si distruggono con la giustizia. Questo deve valere per tutti, in una società democratica.