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Non ho la marchionnite, ma la posizione della Fiom è da suicidio

La Fiat è stata per anni sovvenzionata dallo Stato con la cassa integrazione, leggi e leggine, comprese quelle sulla rottamazione, che le calzavano a pennello. D’altronde Gianni Agnelli, da senatore a vita, ha sempre votato, in segno di riconoscenza, a favore di tutti i governi di centro destra o di centro sinistra e, più indietro, i suoi predecessori sono sempre stati favorevoli a tutti i governi italiani, liberali, fascisti e democristiani che fossero. Non sono mai stato e non sono neppure oggi uno che ha subito il fascino della Fiat, dunque. La quale, oltrettutto e per anni, ha sempre finanziato giornali che nei confronti del mio vecchio partito mostravano più d’una pregiudiziale politica. Adesso, però, alla testa della Fiat c’è un manager, che è certo pagato più di Ibrahimovic e di Ronaldinho messsi assieme, ma che ha fatto uscire da un vicolo cieco l’azienda, guadagnandosi quote di mercato internazionali attraverso l’acquisizione di posizioni decisive del mercato dell’auto e proponendo piani di investimento per portare in Italia produzioni che erano all’estero e che dovrebbero assicurare maggiore occupazione e salari leggermente più alti. Oltrettutto l’accordo di Pomigliano ha già fatto sortire una maggioranza di lavoratori favorevoli all’accordo, contro il parere della Fiom, finita in minoranza. Adesso la Fiom tenta di andare clamorosamente sotto anche a Mirafiori, e siccome sa che il referendum lo perderà allora lo giudica preventivamente illegittimo. La maggioranza, se fosse così lesivo dei diritti dei lavoratori, diserterebbe le urne, e ad ogni buon conto ciò che è lesivo o non lo è dei diritti dei lavoratori saranno essi stessi a doverlo giudicare, anche perchè solo i lavoratori devono essere arbitri del loro futuro. Davvero imbarazzante questa posizione della Fiom, non solo perchè se dovesse vincere il no sa benissimo che gli investimenti su Mirafiori non si faranno, ma anche perchè si arroga il diritto (a proposito di diritti) di interpretare la posizione dei lavoratori a prescindere dalla posizione della maggioranza di essi. E’ davvero antidemocratica questa assurda posizione che punta a invalidare uno strumento di democrazia anche nel caso fossero in gioco diritti (ma la possibità di scioperare nei sabati di straordinario è un diritto davvero inviolabile?) che devono essere giudicati come tali solo dai lavoratori e non dalla Fiom. Sindacato che, come ha dichiarato con contrarietà anche il nuovo segretario della Cgil, addirittura si propone di non firmare l’accordo anche se la maggioranza dei lavoratori Fiat fosse di opinione diversa. Questa sì che è una questione di democrazia e di rispetto per i diritti dei lavoratori. Nell’epoca della globalizzazione e dell’esigenza di maggiore produttività, di difesa e sviluppo dell’occupazione e di salari più alti, questo sì che sarebbe un ritorno agli anni cinquanta, quelli dello scontro ideologico che il sindacato aveva saputo evitare anche allora, grazie a uomini come Di Vittorio e poi grazie a Lama (con l’unica eccezione, peraltro sofferta, del referendum del1985), negli anni sessanta, settanta e ottanta. Credo proprio che Di Vittorio e Lama non sarebbero andati in minoranza nè a Pomigliano nè a Mirafiori.