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Avanti i vice politici

Non mi convince questa squadra di cosiddetti tecnici al governo del paese. Non c’era alternativa e non me lo nascondo. Visto che Monti non poteva nominare i politici ha messo i tecnici, cioè i vice politici. Infatti non c’era alternativa non per cattiva volontà di Monti, ma per decisione dei due grandi partiti, Pdl e Pd, e soprattutto, per la verità, del Pd, che evidentemente era oltremodo preoccupato di non perdere Di Pietro, collocandolo alla sua sinistra. Non mi convinceva d’altronde quest’altra stranezza. E cioè che il Pdl, che era certo di perdere le elezioni, desiderasse così tanto affrettarle, e che il Pd, che i sondaggi davano per vincente, volesse invece allontanarle formando per un pò di tempo almeno un governo d’emergenza. Alla fine, il Pdl che aveva richiesto Letta al governo, accetterà anche il governo senza Letta. Non mi convince, soprattutto, questa idea che i tecnici siano meno impegnativi dei politici per i due maggiori partiti. Si è parlato di un governo di convergenze parallele. Ma quel governo Fanfani del 1960, che veniva dopo la tragedia del luglio, aveva politici democristiani al governo (non professori e banchieri e militari), l’appoggio esterno di Psdi, Pri e Pli e l’astensione convergente, ma parallela, di Psi e Pdium (Partito monarchico). E non è nemmeno il caso di paragonare questo governo a quelli ciellenisti del 1945-47 coi politici di primo piano al governo e nemmeno ai dicasteri Andreotti del 1976-79, coi politici democristiani nell’esecutivo, e l’appoggio degli altri partiti democratici (con l’esclusione del Pli dal marzo del 1978). Lo scenario odierno è davvero inedito nella storia della Repubblica italiana. Se aggiungiamo la richiesta, peraltro comprensibile, che il presidente del  Consiglio e magari anche i suoi ministri non debbano presentarsi alle prossime elezioni politiche, allora si deraglia ancora di più dalla norma democratica e costituzionale. Cioè si pretende che un governo che non è nato dal voto degli italiani, ma dalle convergenze successive dei partiti, non debba nemmeno presentarsi al voto degli italiani col suo consuntivo, come sarebbe giusto e anche doveroso. E questo perchè al voto si dovrebbe riprodurre l’antico e inefficiente bipolarismo. A tal punto inefficiente da dover consegnare ai cosiddetti tecnici il potere di governare il paese. Ma come? Se il governo facesse buone cose per l’Italia dovrebbe rinunciare a chiedere il consenso degli italiani come un velocista della staffetta che deve consegnare il testimone non già al successivo atletao ma a quello da cui l’ha ricevuto. C’è però una motivazione in questa regia. E cioè che il governo dei tecnici, dei generali e ammiragli, dei prefetti e professori, dei banchieri e funzionari, non nato con le elezioni e che non dovrà presentarsi alle elezioni, dovrà fare una politica che i partiti che si presentano alle elezioni non possono fare. Diciamo così necessariamente impopolare. Resta il fatto, però, che i partiti presenti in Parlamento dovranno votare le leggi di questo governo e votare anche la fiducia al governo. Come sarà possibile? Lo vedremo.