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Chi ha Grilli per la testa?

8 Maggio 2012 1.288 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Il dato, se volete, è stato ancor più accentuato, ma il responso era quello atteso. Con le elezioni amministrative parziali prevale la protesta e con essa il movimento che più di ogni altro ha urlato e inveito contro la politica. Pravale l’astensione, cou una netta flessione della percentuale dei votanti, che rappresenta l’altra faccia della delusione e del distacco. Prevale il centro-sinistra su un centro-destra sfilacciato e diviso, ma nel centro-sinistra prevalgono soprattutto i candidati anomali (a Genova, a Palermo, dopo Milano, Napoli, Cagliari) e nel centro-destra la caduta della Lega è  marcata mentre quella del Pdl addirittura rovinosa. Quel che forse era inatteso è il deludente risultato del terzo Polo che, se c’era, nessuno l’ha visto e, se non c’era e c’era solo l’Udc, resta ugualmente inferiore alle attese. La cause del voto sono a mio avviso due: la difficile, anzi proibitiva, situazione economica dell’Italia, che non può sopravvivere solo con misure recessive e che non stimolano la crescita, e la crisi, anzi la morte per consunzione, della cosiddetta seconda Repubblica, che troppi danni ha recato, in questo ventennio nero, all’Italia. Quello che stupisce è la paralisi dei maggiori partiti. Il Pdl non comprende che è ormai segnata la sua fine se non riesce a ristrutturare la sua area, il Pd può cantare vittoria se paragona il suo dato a quello degli avversari-alleati, ma rischia di pagare un prezzo anch’egli, e sempre più alto, all’area della protesta e dell’antipolitica, se resta nell’attuale situazione di surplace, in placida attesa che il testimone passi da Monti a Bersani. Non credo che gli italiani vogliano mandare un comico a Palazzo Ghigi (oddio, uno ce l’abbiamo già avuto). Penso che col voto a Grillo abbiano voluto manifestare la loro insoddisfazione e la loro rabbia nei confronti di un sistema politico ormai ad alto livello di cottura. Anche il governo non può chiamarsi fuori, troppo comodo sostenere che si tratta di un governo tecnico. Quando i sacrifici superano la soglia della sopportabilità il rischio è enorme anche per la tenuta democratica. Quello che i tecnici in Europa e in Italia non comprendono è che la democrazia è il risultato delle compatibilità. Quando l’equilibrio si rompe (come accadde alla Repubblica di Weimar a causa del trattato di Versailles e dei crediti di guerra imposti alla Germania) anche le avventure più ignote e pericolose possono apparire meglio delle sofferenze imposte. E che in Grecia vincano le estreme, e addirittura i nazisti oltrepassino la soglia del Parlamento, ciò rappresenta un avvertimento brutale da non trascurare, così come i primi segnali di violenza politica che si riaffacciano in Italia. In questo contesto poco conta, ma è per noi utile segnale, il fatto che il Psi mantenga e rafforzi alcune ènclaves politico-elettorali significative. E complessivamente si attesti quasi al 3% nei comuni in cui si è presentato da solo o con liste civiche. Credo che, per quanto ancora molto debole sia il nostro peso, si debba divenire da oggi il partito della grande riforma del sistema politico, dell’Europa da portare in Italia e delle compatibilità economiche che preservino e rafforzino, con la crescita e l’equità, la nostra fragile democrazia. Chi ha altri Grilli per la testa si faccia da parte.

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