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Cos’è la Casa dei riformisti?

Penso che nel nostro dibattito sia nata una certa confusione fra tre questioni: la politica del nostro partito, la lista elettorale da mettere in campo alle prossime elezioni e la coalizione da comporre. Così si usa lo slogan “Casa dei riformisti” un po’ per l’una questione, un po’ per l’altra e un po’ per l’altra ancora. E ognuno acconsente o polemizza a seconda dell’interpretazione di comodo. La questione politica che dobbiamo agitare, non ci dev’essere alcun dubbio al proposito, è la questione socialista, sottolineando due elementi indiscutibili: e cioè che la ricomposizone identitaria della sinistra italiana è necessaria se vogliamo formare l’Europa politica, e che questo “ventennio nero” senza socialisti, caratterizzato da pidiessismi, diessismi, ulivismi, democratismi, ha portato a svuotare l’anima della sinistra e la sua crisi ha aperto le porte al grillismo. Guai a noi se cediamo su questo punto. Che è poi l’unico motivo che ci spinge ad esistere ancora. Quindi bene tutte le costituenti, gli appelli, le sollecitazioni all’unità dei socialisti ovunque dispersi e sommersi. E’ evidente che il tempo, assai breve, che ci separa dalle elezioni, deve spingerci ad occuparci anche della lista elettorale, Su questo sospendo il giudizio nel senso che prima dovremo accertarci di quale sarà la legge elettorale. Possiamo avanzare solo due ipotesi. Se rimarrà una legge con gli sbarramenti previsti dal Porcellum noi dobbiamo comporre una lista socialista o laico-socialista o radical-socialista. Avremo tutte le possibiltà di eleggere parlamentari e di ritornare così nelle istituzioni coi nostri emblemi. Se invece vi saranno sbarramenti alti, allora sarà inevitabile rivolgerci al Pd e magari parlargli anche di Casa dei riformisti, anche se credo che difficilmente il Pd rinuncerà al suo simbolo. Per ciò che riguarda la coalizione penso che si dovrà fare di tutto per evitare la foto di Vasto, sia perchè non mi sembra, quella, la soluzione migliore per governane il paese, sia perché assomiglia troppo alla gioiosa macchina da guerra che poi divenne così triste dopo l’esito elettorale. Non penso affatto che il centro-destra non produca infatti profonde innovazioni da qui al voto. In genere chi perde cambia. Il pericolo è che non cambi chi crede di aver vinto