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Il maggiordomo

In questa calda estate, tra la guerra civile in Siria e la lotta allo spread, tra la spending review e le Olimpiadi di Londra, mi ha assai colpito la storia del maggiordomo del Papa. La qualifica immagino non debba essere intesa in senso comune. Non è colui che gli serve i pasti a tavola, ma colui che sovraintende alla persona e alla privacy del santo padre. Accusato d’aver sottratto documenti privati del Pontefice e di averli offerti al giornalista Nuzzi (che ci ha scrito su un libro assai ben remunerato), il nostro è stato incarcerato e poi processato. Dai tempi di Scarpia non mi era capitato di pensare alle carceri vaticane e ai processi con tanto di toghe rosso-porpora. Però la cosa che ancor più mi ha impressionato è il fatto che al maggiordomo sia stato rinvenuto un assegno, di non si sa quanti euro, intestato al Papa. Ma come? Col nome di Benedetto XVI o con quello suo di Joseph Ratzinger? E poi con scritto sopra, magari, “non girabile”, credo. Anche perché il papa non ha nessuno sopra di sé. E se qualcuno c’è, certo non può essere a Lui girato alcun assegno. Il maggiordomo nega di aver mai saputo nulla dell’assegno. D’altronde se l’idea di riscuotere un compenso col nome del papa fosse stata sua, egli dovrebbe essere immediatamente fatto oggetto di visita psichiatrica. Ve l’immaginate uno che si rivolge a una banca e si presenta con un assegno intestato al pontefice? A quest’ultimo il maggiordomo condannato si è poi rivolto chiedendogli la grazia. E come può un papa negarla? Si può discutere se il presidente della Repubblica possa o meno accogliere un’analoga richiesta. Ma un papa? Dovrebbe distinguere tra la sua funzione di capo della Chiesa e quella di capo di Stato? Ma sarebbe ugualmente assai difficile comprendere un diniego. Anche verso la grazia ad un semplice maggiordomo. Un papa che non grazia fa un certo effetto…