Onorevoli commenti (Dal Forza Reggiana del 1 settembre 2012)
Finalmente si gioca
Non ne potevo più di parlare di società. Di trattative di acquisto, di dinieghi di vendita, di intoppi che apparivano definitivi, di nuovi rilanci, di crediti di stadio acquistati e poi richiesti, di Conti siciliani e di Alessandri più o meno Magni. Perfino al mare ero subissato di telefonate, di sms, di file, di richieste di incontro, di chiarimenti, di dichiarazioni, di giornalisti che mi intercettavano sulla spiaggia con Jacopino mio nipotino al quale avevo anche chiesto di chiamarmi zio, per via di una certa civetteria che ancora m’accompagna, soprattutto quando osservo certe situazioni balneari di alto livello estetico. “Vendere o non vendere”, questo è ancora lo shakespeariano dilemma, anche se il mio amico Alessandro si priverebbe ormai della Reggiana come un bimbo della sua mamma. Con uno strappo al cuore e un dolore fitto al buco dello stomaco. E c’è da capirlo. L’ha condotta più o meno al pareggio, ha rinnovato lo stadio e gli uffici (investendo anche una bella cifra) e ha costruito una squadra, a suo dire, davvero forte. E su questo vorrei dire la mia, da tifoso, e un po’ anche da tecnico, visto che adesso sono di moda loro, i cosiddetti tecnici che in Italia hanno sostituito i politici, con risultati altalenanti. Loro hanno promesso di farci restare in Europa. Nella Reggio calciofila si accontenterebbero della serie B…
La borsa granata: segno più rispetto all’anno scorso
A mio giudizio la borsa granata è in attivo, quest’anno. E lo spread con quella dell’anno scorso è piuttosto alto. Vediamo di capire perché. Cominciamo dal portiere. Silvestri è reggiano, figlio di un amico-tifoso, diventerà un ottimo portiere, ma non è paragonabile a Tomasig, che offre più sicurezza e garantisce maggiore esperienza. Bellucci c’era e c’è. Quindi in questo reparto il segno è più. La difesa: non ci sono Siragusa e Cabeccia (meno male), e sono arrivati Cossentino (il possente Cossentino), assieme ai giovani Bani e Scappi, tutti da verificare. E’ vero che Zini ha un anno in più, ma rispetto all’anno scorso un leggero miglioramento c’è. Manca il difensore dai piedi buoni, quello da cui parte l’azione (lo Stefani di turno, insomma), ma partiamo sistemati meglio e con diverse alternative che prima non c’erano. Centrocampo: sono partiti Calzi e Spezzani, sono arrivati Parola, Bovi e sulle fasce Antonelli, Sprocati, Ferrara. Qui a me pare che il miglioramento sia netto, con tutto il rispetto per Calzi, comprato come regista e scoperto, per modo di dire, incontrista puro. Naturalmente sarà ancora più netto se Parola saprà prendere in mano la squadra come un Saverino d’àntan. Attacco: è partito Gurma e sono arrivati De Cenco e Marcheggiani. Su quest’ultimo sono io che ho attinto le credenziali da Volfango Patarca, allevatore di calciatori di grande avvenire nelle giovanili della Lazio (Marcheggiani proviene dal vivaio bianco-celeste), e oggi titolare di una grande scuola calcio a Roma. “Se Lazio e Roma se prennono 40 ragazzi, visto che Roma è nà città de 4 milioni d’abitanti io me prenno gli artri”, mi confessa. Su Marcheggiani sospendiamo pure il giudizio. De Cenco è meglio di Gurma? Non saprei e dunque questo è il reparto sul quale non mi sento di affermare l’esistenza d’un miglioramento, anche perché Alessino piede d’oro mica potrà sempre segnare tredici gol e giocare da piccolo Rivera come l’anno scorso. Squadra dunque migliorata, con qualche punto interrogativo, però. Dove potrà arrivare? Sulla carta meglio di noi il Lecce, la Cremonese, il Trapani e forse al nostro stesso livello l’Entella, il Carpi, il Lumezzane. Poi ci sarà la solita sorpresa (il Gubbio, la Pro Vercelli degli scorsi anni). Speriamo perché di questa Legapro, o serie C che sia, non se ne può proprio più.
Mai tredici anni in terza serie
Se date un’occhiata ai meravigliosi volumi di certo maniaco del calcio granata che ha scritto sulla sua squadra addirittura una trilogia, vi accorgerete che mai la Reggiana è stata per tanto tempo in serie C. Mica è colpa di Barilli, che è al timone della società granata da soli due anni. Resta il fatto che la Reggiana, fondata nel settembre del 1919 da Severino Taddei, ha debuttato in terza serie nel primo campionato, poi dal 1920 al 1924 ha militato in serie B col grande Felice Romano, dal ‘24 al ‘26 è stata in serie A con gli austriaci Huber e Powolny, dove è ritornata nel 1927, grazie al portiere e allenatore Szismond e al reggiano Piombo Aigotti. Retrocessa in B nel 1929 è scivolata l’anno dopo in C e vi è rimasta fino al 1940 con le dinastie Campari e Benelli. Dunque per ben dieci anni, tutti gli anni trenta. Nel dopoguerra ha militato in B fino al 1952, poi in C nel campionato successivo e in Quarta serie, per colpa del Parma che ci deferì alla giustizia sportiva, la quale ci penalizzò di quindici punti, dal 1953 al 1956. Ancora in C, grazie a professor Catalani e a mister Del Grosso, fino al 1958, poi in B, col seminatore Del Grosso dal 1958 al 1962. Altri due campionati di C e ancora serie cadetta dal 1964 al 1970 e arriviamo agli anni di Crippa e di Bizzotto. Un solo campionato di C e promozione in B nel 1971, dove i nostri rimasero fino al 1976 (l’anno prima si salvarono con lo storico spareggio di San Siro vinto con l’Alessandria per due a uno). Sono stati cinque gli anni trascorsi in C e poi nuova promozione in B nel 1981 con Fogli, Matteoli e Zandoli (solo due campionati di B e poi ancora serie C dal 1983 al 1989, e il passaggio da Vandelli a Sacchetti e Fiaccadori). Il resto è storia recente e non la riprendo. Dunque il record negativo (dieci anni negli anni trenta) è stato ampiamente battuto e da tredici anni i granata calcano i poco nobili terreni della C (con tre stagioni di C2). Davvero non se ne può più. Adesso pietà, signori…
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