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Samorì d’Italie

Di lui m’avevano parlato come di un punto di riferimento di un gruppo che stava tentando di scalare la Banca popolare dell’Emilia, non per svaligiarla, ma per controllarla. E anche come editore, proprietario di un giornale modenese. Che volesse anche trasformarsi in leader politico non l’avevo previsto, ma respirando le mode della nuova politica italiana non era forse neanche difficile pronosticarlo. In questo teatrino di comici, di maghi, di affabulatori, di improvvisati nuotatori e di imbroglioni, di falsi profeti e di nuovi imbonitori, anche uno smilzo e semicalvo modenese, dal cognome arabeggiante che ricorda quello di un pirata saraceno, non stona per niente. Ne abbiamo viste di peggio. Così Samorì, avvocato, imprenditore, finanziare, editore, è pronto per il gran balzo, e si propone come il nuovo Berlusconi, l’uomo che in tanti attendevano, in grado di risolvere tutti i problemi italiani con pochi colpi di bacchetta e anche di far sognare un intero Paese. Meno tasse per tutti? Macché. Lui ha radunato a Chianciano duemila amici per esporre loro il suo chiarissimo programma. Pare che tra i radunati ci fosse anche un gruppo di anziani romani ai quali era stata promessa una piacevole vacanza gratuita e che invece si sono trovati all’interno di un palazzone dello sport, costretti a sorbirsi due ore di discorso in vago accento emiliano. Le idee del Samorì sono sostanzialmente tre: una patrimoniale piuttosto pesante, la tassazione al 75 per cento dei redditi che superano il milione di euro, una sorta di prelievo forzoso dalla Banca d’Italia e dalle fondazioni bancarie. Da stropicciarsi gli occhi. Avete capito bene? Neanche Sel arriva a tanto e nel programma del trio bersaniano non compare nulla di così estremistico. Eppure Samorì si presenta candidato alle primarie del centro-destra, di quell’area che più ha osteggiato la patrimoniale e l’aumento della tassazione e che dovrebbe essere attestata sul versante più liberista. Che abbia sbagliato fronte, come quei signori che sbagliano cinema? Nossignori, perché Samorì è anche pronto a dimostrare che la vera sinistra, con lui, é proprio la destra. E tutto il reato è noia, come cantava Califano. Tutto il resto è vecchia politica, politica delle chiacchiere, della perdita di tempo. E che aveva ragione Gaber. Cosa è la destra, cosa è la sinistra? Era ora, e l’Italia lo stava aspettando, che arrivasse questo Messia al lambrusco a spiegarci come stanno veramente le cose. Stringetevi a coorte, fratelli, pardon, Samorì d’Italie. Il meglio, caro Obama, anche da noi deve ancora arrivare….