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Dopo la sparatoria. Abbassare i toni e risolvere i problemi

28 Aprile 2013 980 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

La sparatoria di stamane, che ha colpito due carabinieri e una passante mentre si stava svolgendo il giuramento dei ministri del nuovo governo, deve indurci a qualche riflessione. La prima riguarda i toni accesi, aspri, spesso volutamente provocatori, che hanno accompagnato il percorso sfociato, prima, nella rielezione di Napolitano al Quirinale, e poi nella nascita del governo Letta, un governo politico di unità nazionale. Prima si è irresponsabilmente evocato addirittura un colpo di stato. E si è annunciato un sorta di nuova marcia su Roma. Poi si è parlato del governo Barabba, mentre alcuni talk show aizzavano le folle contro il cosiddetto inciucio. La gente soffre i mali della disoccupazione e della miseria. È evidente che in una situazione potenzialmente esplosiva come questa basta poco per accendere un fuoco. Ci sono stati troppi suicidi per pensare che prima o poi non sarebbe scattata anche la follia omicida. Nell’augurarmi che tutti i feriti, compreso l’attentatore, non corrano alcun serio pericolo di vita, credo sia innanzitutto opportuno lanciare un appello alla responsabilità. Soprattuto ai mass media, a coloro che hanno la funzione di informare e di formare un giudizio. Si può pensare tutto il male possibile di questo governo, ma lasciamogli il tempo di iniziare il suo cammino. Son finiti, dovrebbero essere finiti, i tempi dei pregiudizi ideologici. Questo governo è l’unico che si poteva mettere insieme con questi rapporti di forza parlamentari. Diamogli fiducia. La seconda osservazione riguarda la necessità di rispondere all’emergenza sociale. Non c’è più tempo da perdere. La gente è arrabbiata col potere perché si chiudono le aziende, perché saltano i posti di lavoro, perché i figli non hanno occupazione. Troviamo il modo subito di dare risposte a questi bisogni. Nessuno ha la bacchetta magica. Ma mettere in discussione i parametri europei, togliere l’Imu sulla prima casa non di lusso, detassare le assunzioni, abbassare le tasse per imprese e famiglie, cambiare il patto di stabilità, permettere agli enti locali di fare investimenti, questo deve essere deciso subito. All’emergenza sociale si risponde con la tempestività politica.

 

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