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Leghismo razzista

Che ai leghisti diano fastidio i neri lo sapevamo. La nomina della  Kyenge a ministro era stata così commentata da Borghezio: “Questo è il  governo del Bonga Bonga”. Una militante di Padova, poi espulsa, aveva  auspicato che la Kienge venisse addirittura stuprata. Il bossiano Boso  si era augurato che il ministro tornasse in Congo, Borghezio l’aveva  verbalmente aggredita all’Europarlamento, mentre militanti leghisti  l’avevano circondata a Bergamo in occasione di una sua visita. Maroni, certamente più moderato e forse anche irritato per questi toni,  ha però attaccato fortemente, e con lui Salvini, il presidente della  Camera Boldrini accusandola di avere proposto nientemeno che lo “ius  soli” in luogo dello “ius sanguinis”, che i leghisti difendono, a  proposito di cittadinanza italiana per i bambini che nascono in Italia.  Cos’altro devono affermare i leghisti per essere definiti col loro nome,  con quello che meritano, con quello che in tanti ancora tardano a  pronunciare, e cioè razzisti? Quando la differenza che si coglie è nel  colore della pelle o nell’origine della persona, che pure vive in Italia  ed è cittadina italiana, si esprime una tendenza razzista. Quando si introduce una differenza tra un bambino nato in Italia da un padre  italiano e un’altro nato in Italia da un padre non italiano, si afferma  una discriminazione secondo la razza. Il sangue del padre si riversa sul  figlio che fino alla maggiore età non potrà essere uguale ai suoi  compagni di banco a scuola. Di che carattere è questa separazione?  Sempre di razza. Che dire poi delle scuse di Calderoli che peggiorano la  sua posizione, anzi la chiariscono, laddove egli si è augurato che la  Kienge possa fare il ministro, ma in Congo. Se fosse di provenienza  svedese si sarebbe augurato la stessa cosa? E’ la sua pelle e la sua  origine africana che lo turba e lo inquieta. Credo che la Lega sia mai come oggi avversa alle prediche papali. Basterebbe leggere il discorso  di Francesco a Lampedusa e accorgersi di come i leghisti, generalmente  cattolici, siano oggi lontanissimi dal Papa e dal suo messaggio etico.  Il leghismo nostrano nacque su questioni fiscali, quanto mai attuali,  poi si indurì in un antimeridionalismo e ancor più in un atteggiamento  generalizzato contro gli immigrati extracomunitari. In quest’ultima fase  si è disvelata anche la sua dimensione chiaramente razzista. Un leghismo bianco, sulla scorta dei peggiori movimenti che in America sono  proliferati negli anni passati. Ve l’immaginate Borghezio col cappuccio  bianco?