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Ancora su Craxi e Berlusconi

Ce l’ha fatta Stefania a riportare il pensiero all’analogia tra Craxi e Berlusconi. Durante la presentazione del libro sul grande leader socialista scritto da Niccolò Amato, prima direttore generale delle carceri e poi avvocato difensore di Craxi, si sono alzate grida manzoniane di Brunetta e dello stesso Berlusconi contro la duplice persecuzione giudiziaria. E naturalmente quest’ultimo si è presentato nelle vesti del nuovo Craxi, anch’egli osteggiato e ingiustamente condannato dalla magistratura. Anzi il cavaliere s’è offerto nelle vesti di un Craxi più coraggioso perché, ha annunciato, diversamente dall’amico Bettino, ha scelto di non andare in esilio. Dunque l’equiparazione è stata giocata tutta a vantaggio di Berlusconi, più orgoglioso e deciso a combattere in patria la sua battaglia per la libertà e per la verità. Intendiamoci, non siamo certo noi a difendere l’operato di una magistratura italiana che ha spesso scambiato il suo ruolo con quello di una forza politica, organizzata come centro di potere, divisa in veri e propri partiti, senza alcuna separazione tra funzione e carriera inquirente e giudicante e abituata all’uso spesso illegittimo del carcere preventivo. Noi siamo schierati con i radicali per una giustizia diversa, per una giustizia giusta. Resta tuttavia il fatto che il paragone dei due casi risulti piuttosto ardito e per noi anche inaccettabile. Berlusconi è stato condannato per reati compiuti da imprenditore, da uomo d’affari, il più ricco tra gli italiani, Craxi per reati tutti collegati al finanziamento illecito ai partiti. Bettino era un uomo politico, a capo di un partito che non riceveva risorse né da Est né da Ovest. La sua missione non era quella di far soldi, ma di far grande il suo partito. Ammise di essere colpevole, come lo erano tutti gli altri, di finanziamento illegittimo alla politica, mentre Berlusconi annuncia la sua innocenza a fronte di reati quali l’evasione e la truffa fiscale che nulla c’entrano con la politica. La differenza è evidente. Anche sul piano politico non ci può essere comparazione. Craxi era vice presidente dell’Internazionale socialista e Berlusconi esponente del Partito popolare europeo, e neppure sempre gradito. E poi non possiamo dimenticarci che Berlusconi garantista lo è diventato quando si è trattato di difendere se stesso, mentre in una prima fase, quando si trattava di difendere Craxi, appoggiò con le sue televisioni l’operazione Mani pulite e chiese a Di Pietro di diventare ministro del suo primo governo. Parlai con Craxi e lo andai a trovare ad Hammamet in quei giorni trovandolo parecchio irritato col suo vecchio amico. Mi fermo qui. Ho troppo amore per la nostra storia e per quella di Bettino Craxi, che ho seguito fin da quando era a capo di una piccola componente di minoranza del PSI, per dover giustificare l’esistenza di ulteriori differenze tra i due.