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Cinque anni di sport a Reggio Emilia, il rendiconto di Mauro

26 Marzo 2014 1.048 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Non mi piace svolgere una celebrazione, né tanto meno un’autocelebrazione in occasione di questo resoconto di fine mandato. Certo non voglio celebrare neppure un encomio funebre, anche se mi piacerebbe scriverlo davvero il mio. Cerco di sintetizzare cinque anni di lavoro in poche battute. Anche perché sono un rendicontista alquanto produttivo. Ho svolto un rapporto di metà mandato con un documento articolato nell’aprile del 2012, ho elaborato un altro resoconto alla fine del 2012 e un terzo alla fine del 2013. Mi piace confrontarmi coi fatti. Quando ho assunto la guida dell’assessorato allo sport del Comune di Reggio lo sport era solo una delega, affidata a un altro assessore. Per di più dal 2007 era presente la Fondazione dello sport, con una sua autonomia, col compito non solo di provvedere alla gestione degli impianti, ma anche col proposito di promuovere attività sportiva. Ho cercato di rifondare un assessorato affidandogli un ruolo politico. Mi sono assunto il potere decisionale della politica sportiva, da concertare col modo dello sport. Questo quinquennio è stato caratterizzato dalla mancanza di risorse, ma da grandi attese nel mondo sportivo. Per questo ho voluto svolgere, qualche mese dopo la mia nomina, la Conferenza dello sport, che si è tenuta nel 2010 a distanza di ben venticinque anni dall’ultima. Quella conferenza ha lanciato un programma di quattro anni sintetizzato nella mia relazione. Vi sottolineavo i seguenti principi:

1) Governare lo sport non significa gestirlo, né tanto meno occuparlo. Bisogna orientare le scelte di fondo della politica sportiva allargando la dimensione anche a quella privata. Occorre intervenire sullo sport della città. Dunque mi sono orientato ad occuparmi anche di strutture e di situazioni che non sono attinenti con quella comunale. Ad esempio: se nel settembre del 2010 mi sono dato da fare per riaprire i distinti dello stadio ex Giglio, con le risorse della Development, 200 mila euro, mi sono occupato di un impianto non comunale. Eppure quella scelta, poi corroborata dall’intestazione dello stadio a “Reggio Emilia, città del Tricolore”, è stata propedeutica alla scelta del Sassuolo di giocare la serie A a Reggio, scelta che ha portato benefici a tutta la città. Anche la decisione di intervenire con una delibera che affidava il credito del Comune all’immobiliare costituita da imprenditori reggiani per acquistare lo stadio è stata decisiva per uscire dalla curatela fallimentare, anche se lo stadio è stato aggiudicato alla Mapei, e questo ha portato al Comune di Reggio il pagamento di un credito di 650 mila euro di Ici arretrata e 100 mila euro di Imu all’anno. Se verrà rispettata la volontà espressa dal Consiglio comunale, e dunque utilizzate queste risorse per lo sport di base, allora significa che abbiamo superato nei fatti la vecchia e assurda contrapposizione ideologica tra sport di vertice e di base.

2) Razionalizzare la spesa significava eliminare il corposo buco costituito dal pesante fardello delle piscine di via Melato, gestite direttamente dal Comune. Nel 2010 la svolta. Col concorso e la disponibilità del mondo sportivo e in particolare di Beriv, di Reggiana Nuoto e in una prima fase anche di Uisp e di Csi, siamo passati, col trasferimento dell’impianto alla Fondazione e da questa alla gestione delle società sportive, da un disavanzo di un milione di euro a un disavanzo che oggi è stimabile attorno ai 200 mila euro e avviato ormai al pareggio.

3) Il superamento della gestione diretta delle piscine da parte del Comune ha di fatto completato, assieme ad analogo trasferimento delle restanti strutture di competenza circoscrizionale alla Fondazione e da questa alle società sportive, la politica di autogestione dello sport reggiano. Nasce un modello nuovo e seguito con grande interesse in tutta Italia.

4) L’intervento sulle piscine, unito ai minori trasferimenti ai gestori degli impianti, ha portato la spesa dello sport che era di 3 milioni annui a 2 milioni annui. Un miracolo se abbinato a una stagione di particolare intensità nella costruzione di nuovi impianti sportivi o di ristrutturazione degli esistenti.

5) Sollecitare l’intervento dei privati e del mondo sportivo nell’edificazione e nella manutenzione straordinaria degli impianti ha dato grandi frutti. Dopo la ristrutturazione della palestra di via Cassala, divenuta la casa della Pallacanestro Reggiana, ma aperta anche alle scuole del quartiere, resa possibile dal contributo essenziale della società sportiva, si è provveduto con poca spesa ad adeguare il Palasport alle esigenze della serie A, portando la sua capienza ai 3.500 posti necessari. La delibera che allunga i tempi della concessione degli impianti sportivi per l’intera durata dei mutui concessi ha messo in movimento risorse pubbliche e private per la costruzione di ben 19 impianti nuovi o ristrutturati. Tra questi la nuova sede e spogliatoi della Cooperatori ciclisti ubicata presso la pista Cimurri, quelli della Reggio United di Ospizio, i nuovi campi in sintetico della Reggio calcio, della Galileo, di San Prospero, di via Zandonai, e fra poco di Rosta Nuova, la nuova pista e tribuna del campo di atletica Camparada e altro, molto altro ancora.

6) Moltissime sono state le attività promosse o patrocinate dal Comune di Reggio. Tra le altre mi preme ricordare la partenza del Giro d’Italia in occasione del centocinquantesimo dell’unità, le due gare al nostro stadio della Nazionale calcio Under 21, le partite al Mirabello disputate dal Rugby Reggio, approdato al massimo campionato, la Maratona di Reggio, che è ormai divenuta una delle più importanti d’Italia. Infine l’iniziativa “Sport è ambiente, vivi nei parchi della città”, che ha mobilitato nel mese di settembre tremila persone, ed è stata conclusa dal concerto di Andrea Griminelli.

7) Dopo l’inaugurazione della palestra di Rivalta, un vero mini palasport che pone in equilibrio dal punto di vista territoriale la presenza di impianti medio-grandi, con una struttura a nord, il Pala Fanticini, una a sud, quella di Rivalta, e una in centro, il Pala Bigi, ci siamo dedicati ai due progetti relativi al museo della bicicletta e al restyling del palasport di via Guasco. Il primo era stato presentato dall’Arci e comprendeva anche altre strutture da ubicare nell’ambito degli ex Stalloni, il secondo ci è stato suggerito dalla Pallacanestro Reggiana che avrebbe dovuto presentarlo nella forma di manifestazione di interesse. L’Arci si è poi sfilata dal progetto, che è stato affidato dalla Giunta alla Fondazione dello sport, impegnata a presentarlo e poi realizzarlo nei prossimi mesi. La pallacanestro Reggiana ha chiesto ulteriori verifiche e ancora non ha presentato la proposta, dopo diversi incontri in cui il Comune aveva accolto le diverse richieste formulate. Anche in questo caso è possibile che la situazione si sblocchi, nel modo fissato o in altre modalità, nei prossimi mesi.

8) Al termine di questa esperienza, voglio ricordare una canzone di Giorgio Gaber “Gettare lì qualcosa e andare via”. Io sono molto soddisfatto di questo quinquennio. Sono convinto di avere gettato lì qualcosa, ma anche di andare via. Non è una contraddizione. È bello così. Nella mia vita ho aperto e chiuso molte parentesi. E l’ho fatto da solo quando mi sembrava il momento giusto per uscire di scena al meglio. Ricorderò a lungo questa parentesi vissuta a fianco e col contributo essenziale del mondo sport reggiano, al quale mi sento ormai legato da un vincolo indissolubile.

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