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Se Renzi fondasse la Terza Repubblica

Noi dobbiamo uscire dal nostro guscio di ambizioni e in parte anche di frustrazioni. E guardare all’oggi e al domani. Sono sono stato più volte polemico con alcune clausole del pacchetto di riforme istituzionali concordato tra Renzi e Berlusconi. La scelta di rinviare a dopo le elezioni europee il cosiddetto Italicum testimonia che questa legge non convince appieno neppure loro due, o quanto meno Renzi, o che il presidente del Consiglio ritiene di dover passare sotto le forche caudine di una dura opposizione per riuscire ad approvarla. Anche sulla riforma del Senato emergono diverse questioni da approfondire e il fatto che il nostro Buemi abbia firmato la proposta Chiti la dice lunga sulla nostra autonomia di giudizio e anche di azione.

Quel che invece convince nel tragitto del nuovo presidente del Consiglio è il pacchetto di riforme economiche e sociali anche se per ora solo annunciate, la volontà di non farsi dettare il compiti dalle parti sociali e neppure dal sindacato, la sua adesione ad un modello di riforma del mercato del lavoro di stampo schroederiano, peraltro già prospettato in Italia da Biagi e poi da Ichino. Ma più ancora mi convince questo suo desiderio di andare oltre i confini di uno scontro all’arma bianca tra berlusconismo e anti berlusconismo, che ha intossicato e paralizzato il sistema politico italiano senza contribuire a mettere coi piedi per terra le diverse impostazioni sui cambiamenti necessari.

Renzi ha voluto incontrare Berlusconi al Nazzareno e secondo me ha fatto bene, lo ha voluto sdoganare e prelevare da una assurda e un po’ ipocrita fumosa cortina che lo mostravano nelle vesti di intoccabile. Lo ha voluto concepire come un avversario politico con il quale concordare un percorso di riforme sulle regole, e non come un nemico da abbattere anche per via giudiziaria. Lo ha voluto rincontrare in questi giorni. Può anche essere, come qualcuno azzarda, che l’incontro, di quattro ore, abbia toccato anche la questione delle nomine, quella della Todini, già parlamentare europea di Forza Italia, non sarà certamente dispiaciuta al cavaliere, ma anche in questo caso non saremo certo noi a gridare allo scandalo.

È tempo di voltare pagina, di chiudere al più presto questo ventennio nero, che noi abbiamo anche processato. Intendiamoci. Nessuno di noi poteva pensare che alla fine della cosiddetta seconda Repubblica mai nata, si tornasse d’incanto alla prima. La storia non cammina come i gamberi. Ma che si aprisse una nuova fase politica, chiamiamola abusivamente terza Repubblica, nella quale si formassero in Italia partiti europei, si facesse chiarezza sulle ragioni e i torti della storia politica italiana così violentata e deturpata dall’avvento della rivoluzione giudiziaria, e dove il muro di Berlino è paradossalmente caduto all’incontrario, che si creassero i presupposti del rilancio della politica e del ritorno del potere giudiziario al suo posto, questo noi ce lo siamo più volte augurati. Sta a Renzi oggi dimostrare di essere l’uomo giusto per questa operazione. Noi insistiamo a considerare sbagliata la dimensione falsamente antipolitica e anche estetica del suo agire. Ma seguiremo con grande attenzione e senza prevenzione i suoi movimenti. Potrebbe essere la volta buona.