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Il cavaliere bollito

Io gli ho riconosciuto dei meriti. Non sono mai stato anti berlusconiano e, com’è noto, per una breve parentesi, ho anche preferito lui a una sinistra che aveva eretto Di Pietro a suo nume ispiratore e Craxi e i socialisti a reprobi per antonomasia. Devo dire che a sentirlo parlare oggi emerge forte la domanda sulle ragioni del suo mancato ritiro. L’intervista rilasciata a Formigli è un lungo controsenso logico e sintattico, prima che politico. Un uomo abbattuto, sfibrato, invecchiato, senza idee e senza più capacità di comunicare, triste, senza verve: questo mi è parso oggi il cavaliere, un tempo cantore di fiducia, di ottimismo, propalatore di allegria.

Capisco che i guai giudiziari pesino, capisco anche che la magistratura gli ha riservato in questi anni, a lui e a qualche suo amico, un trattamento speciale. Dubito che vi sia stato un vero complotto e che la Cassazione che lo ha condannato sia schiava di un gruppo di magistrati golpisti. Quel che mi sono chiesto è il motivo per cui Berlusconi, in queste condizioni umane, fisiche e politiche sia ancora il leader insostituibile di Forza Italia e del centrodestra. E come possa mai affrontare, un centro-destra conciato così, le prossime scadenze elettorali europee e politiche. Certo la difficile sostituzione di Berlusconi rappresenta una motivazione disarmante. Perfino il gollismo è sopravvissuto a De Gaulle, perfino il castrismo sta sopravvivendo a Fidel, che pare abbia il dono di sopravvivere anche alla sua morte.
Perché Forza Italia e il centro-destra italiano non possono sopravvivere a Berlusconi e debbono ancora ricorrere a lui, nonostante il leader sia ridotto in queste condizioni? Lasciamo perdere le gaffe che ormai non sia contano, l’ultima, che ha fatto parecchio innervosire la Merkel e i tedeschi, riguarda la storia della camere a gas negate. Lasciamo perdere anche la mancanza di una minima conoscenza della storia, quel suo atteggiarsi a capo del governo che ha fatto più di tutti gli altri governi della Repubblica messi insieme, che certo non farà particolarmente piacere a chi ricorda con nostalgia De Gasperi, ma anche Fanfani, Moro e Craxi.
Lasciamo perdere anche la sua mancanza di rispetto per i suoi alleati, colpevoli a suo dire della cose non fatte. Compreso quell’Alfano oggi tacciato di tradimento e domani da recuperare non si capisce perché e come. Quel che continua a stupire, ma ormai è chiaro dopo l’addio di Bonaiuti e il mezzo addio di Bondi, è quel trincerarsi di un partito, o di quel che resta di quel partito, dentro le rughe avvizzite di un monarca assoluto tenuto in vita politica solo da una cerchia magica di deferenti e prezzolati vassalli. Che peccato, però…