S’i fosse Renzi
Non arderei lo mondo come Cecco, ma penserei bene alla strategia più efficace e produttiva dopo la sortita televisiva di Berlusconi. Innanzitutto non ne sarei per nulla sorpreso. Per quanto il cavaliere sia oggi in una difficile situazione politica e psicologica, sarebbe stato impossibile chiedergli di regalare a Renzi una cospicua fetta di elettori di Forza Italia senza neanche reagire. Va bene essere debitori per il solenne riconoscimento del Nazareno, va bene essere anche grati per quell’Italicum senza preferenze e con una soglia relativamente bassa di accesso all’aborrito secondo turno e va bene anche avere apprezzato quel suo acido rottamare il vecchio gruppo dirigente ex comunista, ma tiragli anche la volata elettorale sarebbe stato davvero troppo.
Il punto adesso è capire quale deve essere la risposta di Renzi. Personalmente darei molta importanza alle elezioni europee. Se il Pd dovesse collocarsi, come sembra, sopra al 30% il merito sarebbe tutto suo e nessuno potrebbe più toccarlo né come segretario né come premier. A meno che la maggioranza di governo non avesse sussulti negativi. Scelta civica è ormai poco più di un segmento di sopravvissuti, il Nuovo centrodestra deve invece superare una prova difficile. I sondaggi lo danno ben al di sopra del 4%. E’ bene che ci stia per Renzi e per la stabilità del suo esecutivo. Dunque, a un mese dalla prova elettorale, darei un segnale forte di compattezza della maggioranza. E la darei rivolgendomi innanzitutto a Berlusconi.
Se l’Italicum e il Senaticum, definiamolo arbitrariamente così, non gli vanno più bene (e io, come socialista, aggiungo “meno male”), allora si cambino proprio quelle parti delle leggi che Berlusconi ha imposto. Soprattutto sull’Italicum. E siccome sono proprio quelle più contestate all’interno del Pd e anche da parte di Alfano, Scelta civica e nostra, allora si cerchi un nuovo accordo che punti a portare il premio di maggioranza e il doppio turno minimo al 40%, a impedire il furto del voto sia al primo sia, soprattutto, al secondo turno, e a introdurre le preferenze, buttando al macero quella follia dei candidati bloccati nelle cosiddette “liste corte”. Si eviti questa stortura del Senato dei nominati, e si trovi il modo di abbassare complessivamente il numero dei parlamentari, compresi i deputati, affidando al piccolo Senato compiti di sorveglianza istituzionale e di alta garanzia, senza naturalmente investirlo della fiducia e della doppia lettura di tutte le leggi.
Questo Renzi non farà perché è convinto che così facendo dimostrerebbe di tornare sui suoi passi. A parte il fatto che sarebbero passi di Berlusconi, almeno per quanto riguarda la legge elettorale, potrebbe sempre dire: “Io ho tentato di coinvolgere la minoranza. Ma è la minoranza che non sta ai patti”. Il pericolo per noi, a quel punto, potrebbe essere proprio quello che Berlusconi sui suoi passi ci ritorni lui…
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