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L’amore tra Renzi e Berlusca

Pier Silvio dice che Renzi è il più bravo, dopo papà naturalmente. E papà questo lo ha sempre pensato, da quando Matteo si presentò ad Arcore, da sindaco di Firenze, sfidando i veti dei suoi. E soprattutto da quando Matteo lo ha inviato al Nazareno a concordare le riforme istituzionali. Penso che anche Barbara, tra un Balotelli che resta e un Kakà che va, e soprattuto Marina, che invece resta a Madiaset, facendo la fine di Telemaco, la pensino così.

Non c’è mai stato in Italia un bipolarismo così amorevole. Così denso di scambi di affettuosi riconoscimenti. Se pensiamo che fino a poco fa, invece, la nostra contrapposizione era fondata sull’odio, sul mancato riconoscimento democratico dell’avversario, non c’è che dire, si è fatto un gran bel passo in avanti. Non tutti nel Pd la pensano come Renzi e continuano a ritenere Berlusconi un intoccabile, come non tutti in Forza Italia la pensano come la famiglia Berlusconi e ritengono Renzi o solo un illuso o solo un pericolo. Ma oggi nessuno nel Pd ha la forza di contestare Renzi dopo il trionfo alle europee e nessuno da vent’anni può contestare Berlusconi nel partito da lui fondato e di sua personale proprietà.

Oddio, qualche crepa si annuncia proprio sulla questione dei finanziamenti all’interno di Forza Italia. Pare che si siano messi in testa di far pagare i debiti, almeno in parte, ai parlamentari, che si sono ribellati. Se undicimila euro vi sembran pochi venite voi a lavorar… E anche nel Pd pare tutt’altro che chiusa la dissidenza sulla riforma del Senato. Ma Renzi e Berlusconi reggeranno ancora. Spero invece non regga l’Italicum, una legge pessima e antidemocratica che piace ad entrambi. Il figlio degenere della loro unione.

L’Italicum produce tre paradossi: la minoranza assoluta, il furto del voto e i nominati corti. Non approfondisco ancora il significato di questi tre slogan. Resta la consapevolezza che anche il nuovo clima che si è opportunamente creato tra gli antagonisti possa produrre qualche imbroglio. Proprio come l’amore, che a volte genera piacere, ma a volte provoca anche nefandezze. Forse la famiglia Berlusconi non lo sa. Ma la legge truffa del 1953 era, al paragone dell’Italicum, una legge onestissima. E perfino la legge Acerbo del 1953 poteva generare meno sconquassi, visto che si vinceva con almeno il 25 e con l’Italicum si rischia di vincere in coalizione anche solo col venti. Si riuniscano ancora Berlusconi e Renzi e a prova del loro amore partoriscano una legge diversa. In fondo basta un solo nuovo atto di amore, ma per la democrazia.