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Sulla giustizia è l’ora dei socialisti

Adesso è il momento. In qualche misura credo che lo stesso Renzi se lo aspetti. É possibile costruire una sinistra liberale, che abbia il garantismo come bussola. Sento molti dirigenti del Pd che espongono nuove tesi sul rapporto tra politica e giustizia e che ammettono di essersi attardati nella difesa a riccio della magistratura. Pare che si apra una nuova stagione. Continuo a ritenere che se dopo l’adesione al socialismo europeo Renzi riuscirà anche ad aderire alle nostre tesi, nostre e dei radicali, cioè della sinistra liberale, sul garantismo, le differenze sarebbero destinate a farsi sempre più labili.

Dunque occorre una nostra iniziativa. Subito. Che i nostri parlamentari presentino alla Camera e al Senato la proposta di legge sulla giustizia del quale Enrico Buemi fu primo firmatario a nome della Rosa nel pugno nella legislatura 2006/2008 e alla quale aderii anch’io. Cosa proponeva quella legge? Tre cose soprattutto: la separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante, lo sdoppiamento conseguente del CSM, una responsabilità civile dei magistrati che la legge Vassalli dopo il referendum del 1987 ha di fatto annullato.

Se c’é un tema in cui i socialisti si devono caratterizzare è questo. Questa è la questione di fondo che ci ha separato dal Pds, poi Ds e adesso Pd. Diciamo dalla tradizione non renziana di questo partito. L’idea di stare sempre dalla parte della magistratura solo per affermare il carattere antiberlusconiano del partito pare finalmente al capolinea. Anche questa assurda manifestazione di impotenza della politica che non dovrebbe mai commentare e tanto meno giudicare le sentenze della magistratura e che è apparsa a noi una manifestazione di ottusa subalternità, pare finalmente superata.

Proprio ieri un magistrato di Palermo, tal Di Matteo, ha usato parole di fuoco su Renzi che si è accordato con un pregiudicato, cioè Berlusconi, e su Forza Italia, che sarebbe nata da un patto con la mafia, garantito da Dell’Utri. Non penso si debba togliere la parola a un magistrato, anche se per la sue funzioni egli dovrebbe quanto meno attenersi a un minimo di prudenza quando parla di politica. Ma se un magistrato può entrare a gamba tesa nello scontro politico, perché mai la politica non dovrebbe fare la stessa cosa con la magistratura? È scritto forse in Costituzione che la separazione dei poteri implica la soggezione dell’uno all’altro?

In passato troppi magistrati sono entrati non solo a gamba tesa, ma con tutto il corpo e la testa, in politica. Da Di Pietro a De Magistris a Ingroia. Altro che autonomia e indipendenza della magistratura. Hanno usato la loro notorietà scaturita dalle loro indagini per farsi campagne elettorali. Spesso hanno usato addirittura le indagini come pressione elettorale. Di più. Oggi il Csm è un organismo eletto dai partiti (una parte minore da quelli che siedono in Parlamento e la maggior parte dai partiti dei magistrati). Il vice presidente Vietti era il numero due di Casini.

E così l’Associazione nazionale dei magistrati, dove esistono maggioranze e minoranze politiche. Quando si devono fare nomine queste si lottizzano tra Magistratura democratica, indipendente e altre. Questo è un modello unico in tutta Europa. La commistione delle carriere non esiste in nessun altro paese, e così la formazione dei partiti dei magistrati, e l’unico precedente di questa assurda anomalia lo si può riscontrare nel Portogallo di Salazar. Vogliamo darci una regolata per favore? Combattiamo questa battaglia noi socialisti che abbiamo tutte le carte in regola e non dobbiamo, contrariamente ad altri, cambiare impostazione. Sento dire che il garantismo deve tornare ad esser un valore di sinistra. Che debba essere un valore della sinistra noi non ne abbiamo mai dubitato.