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Siamo con Besostri

Roberto Biscardini in una mail rivolge un appello a sostenere la candidatura di Felice Besostri all’Alta Corte. Se è rivolto solo ai sei parlamentari socialisti non credo troverà resistenze. Ma sarà anche improduttivo. La verità è che la candidatura di Felice, che ha avuto il merito di essere stato protagonista della bocciatura del Porcellum attraverso il ricorso presentato alla Corte costituzionale, non trova il consenso del Pd, che per quella postazione ha designato l’eccellente Luciano Violante. Violante ha tutti i titoli per ambire a quella poltrona. Ma come in tutte le votazioni segrete anche in questa si presentano frequentemente i franchi tiratori. Sono stati, questi ultimi, protagonisti della mancata elezione di Catricalà da parte di Forza Italia, dove si avanza adesso, dopo la rinuncia di quest’ultimo, la candidatura di Donato Bruno, più organico al partito di Berlusconi. Ma anche dentro il Pd è ormai di moda cecchinare col voto segreto i candidati, come l’esperienza dei cento dimostra a proposito dell’elezione del presidente della Repubblica.

Dunque far lievitare quest’oggi la candidatura di Besostri potrebbe anche servire. Anche se non fosse eletto il nostro Felice dimostrerebbe di essere stato un candidato forte. Per adesso ha il sostegno dei Cinque stelle, di Sel, del gruppo di Migliore. Dovremmo rifiutarne i voti? Coi Cinque stelle e Sel ci unisce l’opposizione alla nuova legge elettorale, quell’Italicum che Renzi e Berlusconi hanno partorito al Nazareno. E che sembra ormai, per la verità, merce avariata. Se lo è, è anche perché noi e loro ci siamo opposti così fermamente. Per la verità i nostri deputati hanno votato a favore, poi il partito, su un odg presentato in Direzione da me e da Mucciolo, ha manifestato la volontà di votare contro al Senato. Torniamo a Besostri. Si iscrisse al partito giovanissimo nel 1960 dopo i fatti di Reggio Emilia, al PSI e non al Pci perché condivise la denuncia dell’invasione sovietica in Ungheria.

Intellettuale e avvocato di prestigio me lo ricordo nei primi anni settanta ai tempi della Fgsi, piccolo, curvo, con gli occhialini di chi amava letture importanti, lui lombardiano e io autonomista. Fu anche senatore. Poi aderì al movimento laburista e allo Sdi, infine alla Costituente socialista. Sempre su posizioni critiche, col suo cervello. Possiamo anche pensarla in modi diversi (un giorno scherzando mi disse: “Tu sei Bernstein e io Kauszky”), ma nei suoi confronti ho sempre manifestato amicizia e stima sincere. Per questo spero che i 165 voti ottenuti nell’ultima votazione possano oggi lievitare ancora. Solo perché socialista in fondo potrebbe non riuscire. Per il resto avrebbe tutte le carte in regola. E dunque facciamo di questa ennesima discriminazione un’occasione di battaglia politica. Ne vale la pena.

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