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Contro la violenza a Salvini senza se e ma

Quello che non sopporto é la condanna alla violenza condizionata. Cioè io la condanno, però. É il caso di Salvini che è lontano anni luce da quel che penso io sull’emigrazione e anche sui rom. Le spara sempre poi grosse e fa anche centro perché tutti i sondaggi lo danno in aumento. Ha ereditato una Lega distrutta dal cosiddetto cerchio magico e adesso l’ha rilanciata spostandola decisamente a destra, sulle posizioni lepeniste. A Bologna è stato aggredito da un gruppo di facinorosi e si è trovato a mal partito. Via alle dissociazioni. Che in genere suonavano così: “Siamo contro la violenza però Salvini se l’è cercata con le sue dichiarazioni e le sue iniziative”. La Moretti lo ha anche invitato a non fare la vittima. Ora, che uno con l’auto bastonata e fracassata possa anche fare la vittima mi pare poi anche giustificato. Però non capisco. Questa attenuazione della violenza in rapporto alle dichiarazioni e alle iniziative mi spaventa. In una democrazia si possono fare tutte le dichiarazioni e le iniziative che non siano proibite per legge, senza essere aggrediti. E poi anche quelle non permesse dalle leggi dello stato (penso al negazionismo o alla ricostituzione del partito fascista) mica devo essere i centri sociali a proibirle, ma semmai le forze dell’ordine. Personalmente sono contro la violenza sempre. Anche quando viene esercitata da chi ha le posizioni più lontane dalle mie. Questo coniugare la condanna della violenza con le posizioni politiche è quanto di più ambiguo e incoerente possa esistere per una cultura liberale. Lasciamo perdere Voltaire, anche perché quella frase non è neanche sua. E diciamolo noi così: “Non condivido nulla di quel che dici e di quel che fai, ma condanno tutti coloro che te lo impediscono con la violenza”. Punto e a capo.