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Nasce l’Alfanellum col vincolo del tre

Sarà perché è numero perfetto. “Omne trinum est perfectum”, recitavano i latini. E un mio distratto compagno di Liceo tradusse maccheronicamente: “In ogni treno c’è un prefetto”. Ma siamo ancora di fronte al vincolo del tre per cento. Quello europeo tra deficit e Pil pare sia stato inventato per la Francia di Mitterand da un anonimo suo collaboratore, poi ripreso dall’Unione europea per misurare il tasso di credibilità economica dei vari paesi. Ritorna lo stesso numero per fissare, nella nuova legge elettorale, lo sbarramento della rappresentanza delle liste in Parlamento. Cerchiamo di capire di cosa stiamo parlando.

Vi è un inevitabile intreccio tra la possibilità di varare una legge elettorale e quella di tenere insieme una maggioranza politica. Renzi si è esposto col patto del Nazareno, ma non può dimenticarsi di quello che gli garantisce Palazzo Chigi. E siccome la maggioranza si è raggiunta grazie ai voti del cosiddetto Nuovo Centrodestra è evidente che non lo si può cancellare per legge con uno sbarramento alto. Dunque si è scesi dal 5, al 4, al 3 per cento. Berlusconi però non può lavorare apertamente per far sì che Alfano e Renzi possano governare insieme. E poiché il suo tasso di renzismo deve fare i conti con una minoranza che dal mugugno é passata ormai alla contestazione, alza la voce e anche l’asticella.

Tutto ruota sul ruolo di Alfano. Personalmente ho sempre pensato che un partito che si chiama Nuovo centrodestra non possa stare eternamente con il Centro sinistra. E dunque o cambia nome, e il tema pare anche all’ordine del giorno, o dovrebbe rompere prima delle elezioni del 2018 senza arrivare al termine della legislatura col Centro sinistra per poi contestarlo, senza alcuna credibilità, con le elezioni. Il premio alla lista, eliminando le coalizioni, risolve anche questo problema. Alfano può presentarsi da solo, non coalizzato, e tornare alla Camera con qualche amico. Basta superare il 3 per cento. Per evitare che la minima barriera venga contestata da Berlusconi oggi Alfano gli manda segnali di pace e di disponibilità a ricomporre la vecchia alleanza.

C’è solo un piccolo particolare. E cioè che col premio di lista non ci sarà nessuna alleanza, perché non serve a nulla, se il 3 per cento varrà per tutte le liste. La rivoluzione non è di poco conto. Serve ad Alfano (soglia al 3% e premio alla lista che elimina le coalizioni), più che a tutti gli altri. È gradita al Pd per la sua vocazione maggioritaria, lo è anche a Vendola che potrebbe non coalizzarsi e superare il 3%. Non capisco cosa ci guadagni il Centro destra. Le promesse del figliol prodigo Alfano sono senza consistenza, Forza Italia è stimata al 15% e solo coalizzandosi con la Lega e Fratelli d’Italia, ed eventualmente Alfano, potrebbe nutrire una piccola speranza di vittoria. Ma senza coalizioni Forza Italia dove va?

Questa legge servirebbe al Paese? Diciamo la verità, l’Alfanellum è meglio dell’Italicum. Introduce le preferenze, fuoriuscendo da quel mostro che è il Parlamento dei nominati e la soglia del premio di maggioranza passa dal 35, poi 37 al 40%. Elimina le coalizioni che sono il virus della governabilità dell’Italia premiando la prima lista. Più difficile capire a quale modello si ispiri l’Alfanellum. A tutelare i piccoli, a dare il potere a un partito solo, a stabilire per legge che alla fine una lista, al primo o al secondo turno, vincerà. Se esistessero ancora i partiti, però. Già non esistono più, se pensiamo che si dovrebbero trasformare in liste pigliatutto, ci vengono fondati dubbi. In Italia questi partiti, e ancor di più le future liste, saranno in grado di assicurare la governabilità? Ne dubito…