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Bonino prima nei sondaggi. Perché non crederci?

Ho proposto ai nostri eroi di costituire, magari dopo un incontro con Marco Pannella, il comitato Bonino presidente. Qualcuno mi ha rivolto due obiezioni. La prima è costituita dal fatto che si tratta di un deja vu. Infatti la campagna per Emma Bonino presidente data 1999, sfociò nell’elezione di Ciampi e diede però alla lista Bonino l’8 e mezzo per cento dei voti alle europee. Obietto che non tutto quello che si è fatto ieri non può essere ripetuto oggi. Soprattuto se non è andato a buon fine. Anche Saragat venne candidato nel 1962 quando venne eletto Segni e fu poi presidente della Repubblica alle elezioni successive, dopo le dimissioni dello stesso Segni colpito da una grave malattia.

La seconda obiezione è che Emma non rientrerebbe nel cerchio dei candidati con possibilità di vittoria. Questo è per ora molto opinabile. Difficilmente, come si sa, chi entra papa in conclave non esce cardinale. E poi noi potremmo, con una nostra candidatura, non di partito, che sarebbe inutile e priva di conseguenze politiche, seminare un progetto di futuro. Candidando Emma potremmo nel contempo da subito lavorare per una sorta di riedizione della Rosa nel pugno, unico progetto politico scaturito in epoca boselliana. Tanto più che i sondaggi oggi danno proprio Emma Bonino al primo posto come presidente della Repubblica ideale. Vediamo perché.

Emma non è solo una donna, il che potrebbe di per sé assumere un significato dirompente, la prima donna presidente, ma è una donna che si è sempre battuta per i diritti delle donne. Troppo spesso scambiamo il soggetto per l’oggetto nella politica italiana. Un giovane deve di per sé assumere carattere innovativo e avere una particolare sensibilità verso le esigenze delle giovani generazioni. Una donna idem, per ciò che riguarda l’emancipazione femminile. Non è così. Nessuno più di Emma Bonino si è battuta in prima fila, in Italia, in Europa, nel mondo, per obiettivi di libertà, di parità, di giustizia dell’altra metà del cielo. Non ne vedo in giro di donne che possano competere su questo con lei.

Aggiungo. La Bonino è esponente meno organica agli schieramenti esistenti. Laica, liberale, libertaria, radicale, socialista, Emma potrebbe perfino essere votata dai Cinque stelle, anzi è già stata inserita tra i loro papabili nelle ultime elezioni, sfociate nel Napolitano bis. Non è mai stata antiberlusconiana, anzi per un periodo il suo partito è stato anche alleato con Forza Italia. Difficilmente da Arcore e dintorni potrebbero opporre veti. È stata nel governo Letta con un ruolo di primo piano, ministro degli Esteri, poi Renzi gli ha preferito una Mogherini qualsiasi. Potrebbe oggi il giovin signor fiorentino opporsi alla sua candidatura? Sì, ma dovrebbe avere un candidato più vicino a lui. Chi? Potrebbero mai Berlusconi e i Cinque stelle, o uno solo dei due, appoggiare un ministro del governo Renzi? E potrebbe mai la minoranza interna al Pd appoggiare un renziano, da votare al quarto scrutinio? Domande quanto meno lecite. Se poi uscisse davvero il nome di Giuliano Amato, troppo amato dal fronte berlusconiano, vedremo. Ma Renzi su Amato dovrebbe chiudere un rapporto esclusivo con Berlusconi mentre con la Bonino potrebbe anche sfondare il fronte alla sua sinistra.

Resterebbero la obiezioni del partito cattolico. Magari parte del Nuovo centrodestra, settori di Forza Italia e dello stesso Pd. Troppo laica la Bonino e in conflitto sui temi del fine vita, dell’aborto e quant’altro. Ma la Chiesa di Francesco è quella del passato? Non credo. Anche al di là del Tevere giungono parole nuove, di grande sensibilità e di rispetto. Se oggi la vita va difesa innanzitutto dalle offensive belliche dell’Isis e dalle stragi dei talebani, chi meglio di Emma potrebbe garantire attenzione, impegno, sensibilità? Quello che fino a poco tempo fa risultava inimmaginabile, e cioè il rispetto per le coppie omosessuali, la comunione per i divorziati, oggi è quasi realtà. Anzi il nuovo papa ha portato il Vaticano già più avanti di tanti cattolici impegnati in politica. Siamo all’opposto dell’epoca di De Gasperi, quando quest’ultimo non intendeva dare esecuzione agli ordini di Pio XII. Oggi è il papa che potrebbe superare tabù politici che in Parlamento ancora esistono. Non è la prima volta nella storia che i fedeli sono più dogmatici del maestro…