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Il punto sul Pala

Da un lato assicurazioni, dall’altro preoccupazioni. Sarebbe opportuno che Comune e Pallacanestro Reggiana parlassero la stessa lingua. Magari convocando una congiunta conferenza stampa per fare il punto. Bisogna però esprimersi con precisione. Visto che si parla di un’idea che ho partorito, di un progetto che ho contribuito a elaborare, di un accordo che sembrava definitivo quando ero assessore e visto che alcune inesattezze sono state pubblicate, sento il dovere di intervenire. L’idea del restyling del Palasport di via Guasco, nell’ambito di un recupero di tutta la zona circostante, scaturisce dopo il tramonto della proposta che la società Aurora (Coopconsumatori e Coopsette) aveva avanzato al Comune nel 2009, relativa all’inserimento nel Poc (Piano operativo comunale) di una area destinata alla costruzione di un grande centro commerciale, in sostituzione dell’Ariosto, da ubicare di fianco alla stazione dell’Alta velocità. In cambio suddetta società avrebbe finanziato l’edificazione del nuovo palasport su un’area, di proprietà dell’Unieco e della ditta Sansedoni, collocata dietro la curva nord dello stadio allora Giglio e oggi Mapei Città del tricolore. Purtroppo la richiesta di inserimento nel Poc non è stata avanzata per motivi di valutazione del momento economico da parte della società Aurora e la contropartita è saltata. Allora l’unica via praticabile era stabilire un rapporto pubblico-privato per il restyling dell’attuale palasport di Via Guasco (visto che la costruzione di un nuovo palazzo a spese del Comune era improponibile e neppure legittima con i vincoli di bilancio sugli investimenti comunali). L’architetto Oliva riteneva di poter allargare l’impianto fino a superare i cinquemila posti, condizione posta da Stefano Landi per partecipare all’operazione. Si stabilì insieme, Comune e Pallacanestro Reggiana, un piano fondato su tre presupposti: la cessione alla Pallacanestro a zero euro dell’immobile dell’ex Omni, la gestione trentennale alla Pallacanestro del palasport che, secondo il piano finanziario avanzato da Montebugnoli, consulente in materia della Pallacanestro, avrebbe consentito di recuperare l’investimento iniziale, un contributo del Comune di un milione e mezzo per le opere esterne. Dopo un anno di riflessione Landi ha comunicato che l’accordo che era intervenuto non era più praticabile e che, essendo ormai a fine quinquennio, avrebbe formulato alla nuova giunta una nuova proposta. Nell’agosto di quest’anno Landi e il sindaco Vecchi, dopo un incontro, hanno annunciato l’esistenza di un accordo. Evidentemente non definitivo se ancora se ne discute. Credo che le parti non siano distanti. Dovrebbe restare intatto, a quel che mi è stato riferito, l’impianto che avevo concordato. Ci sarebbe ancora da definire se ciò che in più è stato richiesto dalla Pallacanestro può essere dato in immobili (la torre del Giglio) o in denaro, se in conto costruzione o in conto gestione. Resterebbero invariate le tre condizioni in premessa e cioè l’alienazione dell’ex Omni, la gestione alla Pallacanestro dell’impianto e il milione e mezzo del Comune, anche se di quest’ultimo potrebbe essere sostituiva la cessione di un altro immobile. Mi sembra che siamo a un punto importante e mi auguro che in pochi giorni, superati gli ultimi scogli che non mi sembrano insormontabili, si arrivi alla soluzione per potere approdare al cantiere dopo la fine del campionato e all’inaugurazione del nuovo impianto nell’arco del 2016. Sarebbe una soddisfazione anche mia.