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Renzi il temporeggiatore

Come Quinto Fabio Massimo anche Renzi ha una tattica di attacco. A me pare simile e quella del vecchio console romano. Assaggia e punta, ottiene un risultato e poi cambia interlocutore per la battaglia successiva. Pensiamo al patto del Nazareno che doveva sorreggere l’intera impalcatura riformatrice. Renzi ha certamente lasciato intendere, quando aveva bisogno dei voti di Forza Italia al Senato per sostituire quelli mancanti del Pd, che anche il presidente della Repubblica sarebbe stato scelto insieme. Invece si è presentato con la proposta secca di Mattarella, la cui virtù preclara é stata proprio quella di dimettersi da ministro per dissensi sulla legge Mammì, che ha legalizzato le tivù di Berlusconi.

La battaglia da vincere allora era quella interna al Pd. E Mattarella era forse l’unico nome che lo poteva unire, visto che Amato non era a lui gradito. Passata la tempesta eccoci a una nuova battaglia. Ritorna l’Italicum, stavolta alla Camera. Forza Italia l’ha votato al Senato, ma alla Camera, per ritorsione dopo l’elezione di Mattarella, non lo voterà. Che importa, i numeri ci sono lo stesso. I dissidenti pidini si vedono però stavolta negata la possibilità di introdurre gli emendamenti richiesti, soprattutto quello relativo all’elezione anche dei capilista, che la legge prevede bloccati. Niente da fare. Se la legge dovesse essere emendata alla Camera dovrebbe poi tornare al Senato, pericolosa zona minata per il governo renziano. Ecco allora che i dissidenti, Bersani, in testa, annunciano che non voteranno la legge.

Non conosco con esattezza, dubito che lo conoscano loro, il peso della dissidenza dei deputati. Non credo che raggiungerà la zona rischio. Anche perché il premio di maggioranza ha assicurato al Pd un numero esagerato di seggi. E poi perché anche tra i dissidenti ci sono i preoccupati. Coloro che mal digeriscono una possibile fine anticipata della legislatura, che Renzi agita come argomento solido di persuasione. Finirà probabilmente che anche sull’Italicum il giovin signor fiorentino riuscirà a spuntarla. I suoi oppositori, da Berlusconi a Bersani, si riveleranno così anche un po’ ingenui. Adottare la tattica di Quinto Fabio Massimo, detta anche del carciofo, perché sfila uno alla volta volta i suoi petali, è molto produttiva anche nel governo del Paese. Basta naturalmente che i suoi interlocutori siano semplici petali. Riconosciamo a Renzi l’abilità politica da leader. Riconosciamo ai suoi interlocutori un alto quoziente di insipienza.