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Otto marzo per Giuliana e Vittoria Nenni

Si è per anni creduto che la festa della donna derivi dalla volontà di ricordare il rogo della fabbrica newyorkese che nel 1911 portò alla morte ben 123 operaie. Si ritiene invece che la prima idea di creare una giornata per le donne sia stata lanciata al VII congresso dell’Internazionale socialista che si svolse a Stoccarda nell’agosto del 1907 e che si propose l’obiettovo di un suffragio universale allargato alle donne, del quale grande e instancabile patrocinatrice era stata in Italia Anna Kuliscioff, la compagna di Filippo Turati. Negli Usa la giornata della donna si è poi tenuta a New York il 28 febbraio del 1909.

Solo dopo venne proclamata in Germania, Austria, Svizzera e Danimarca e celebrata nella giornata del 19 marzo 1911. In Francia si scelse domenica 11 marzo per ricordare il quarantesimo anniversario della Comune del 1871. La guerra interruppe in rapporti tra le forze socialiste, pervase quasi ovunque, ma non in Italia, di un nazionalismo di difesa e la comune esigenza di celebrare la giornata della donna si frantumò assieme alla seconda Internazionale. Si riprese in Russia, con la grande manifestazione dell’8 marzo del 1917, che venne organizzata per chiedere la fine della guerra e che fece scoccare l’inizio della rivoluzione.

In Italia la prima giornata della donna venne tenuta l’8 marzo del 1922 e fu promossa dal neonato Pcdi. Il fascismo l’azzerò. E ritornò, su iniziativa dell’Udi, l’8 marzo del 1945, quando venne proclamata nelle zone liberate. Dal 1946, proprio nell’anno in cui per la prima volta le donne vennero chiamate al voto nel nostro paese, la giornata della donna si avvale anche della mimosa. Giuliana Nenni, assieme a due parlamentari comuniste, chiese che l’8 marzo fosse proclamata festa nazionale, senza successo. E dopo aver dedicato l’8 marzo dello scorso anno ad Anna Kuliscioff, dedichiamo il nostro otto marzo di quest’anno proprio a lei. Alla figlia di Pietro Nenni, che fu parlamentare e in prima linea nella difesa dei diritti delle donne, sorella di Vittoria, l’altra figlia di Nenni che fu ammazzata ad Auschwitz, e la cui tragica fine venne rivelata a Nenni proprio da Saragat nel maggio del 1945. Una socialista da ricordare assieme a una martire della violenza nazista, anch’essa figlia del leader del Psi. Un ricordo dovuto, nel paese delle dimenticanze.