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Le contraddizioni lessicali (ma non solo)

Dunque Fitto ha inventato i “Conservatori riformisti”. Qualifiche che dovrebbero essere opposte e inconciliabili. Almeno concettualmente. Ma la politica ci ha abituato a superare la vecchia “contraddizion che nol consente” di aristotelica memoria. Negli anni settanta Berlinguer aveva definito il Pci come “partito conservatore e rivoluzionario”. Superando perfino, nella contraddizione estrema, quella che si attribuisce il mancato erede di Berlusconi. Il quale ultimo, proprio ieri sera in televisione, ha illustrato il suo progetto della Casa dei moderati, facendo appello anche a Salvini, che tutto può essere definito tranne che moderato. Amico e fratello di Marine Le Pen, dovrebbe spiegarle bene questo aggettivo così aborrito in Francia.

Possiamo anche continuare. Il Nuovo centrodestra fa parte di una coalizione col principale partito avversario del centrodestra. E il buon Alfano, così acido nei confronti di Berlusconi, che ricambia accentuando i toni, dovrebbe poi accettare o di far parte della casa, cioè della lista, dei moderati che si è battuta contro il governo di cui fa parte, o di assumere una collocazione contro il centrodestra del cui nome si avvale. D’altro canto il Partito democratico, unico che si definisce in questo modo in tutta Europa, fa parte del Partito socialista europeo. Dunque è un partito socialista in Europa, ma non in Italia. Passata la frontiera si trasforma in partito americano. Cogli ex comunisti, divenuti socialisti nel 1992, scavalcati sull’adesione al socialismo europeo proprio dagli ex democristiani.

Che dire poi della minoranza del Pd, che si trasforma in partito nel partito? Cioè in partito che solo formalmente non c’è, perché altrimenti perderebbe ogni influenza. E dell’atteggiamento della maggioranza renziana, che non può espellere nessuno altrimenti rischia la crisi di governo? E che dire del movimento Cinque stelle che si auto attribuisce una superiorità morale rispetto agli altri? In nome forse della già sperimentata diversità di origine berlingueriana. E della nuova Lega che da secessionista oggi è divenuta nazionalista in odio agli immigrati e agli zingari?

È il momento delle felpe. Che sono sia di destra (con Salvini) sia di sinistra (con Landini). Opposti estremismi, si diceva una volta. Adesso solo felpalmente omogenei. Non ci resta che l’Europa che non c’è. Mentre la Grecia crolla importiamo il mito di Tsipras (è la prima volta del mito di un greco dopo quello di Platone) e mentre la Spagna rischia di seguirla, aggiungiamo quello di Iglesias. Possibile? Possibile, annuncia Civati con maglietta stile Dolce e Gabbana. Mi viene un fondato dubbio. Che la confusione politica italiana non sia solo lessicale …

Mauro Del Bue
Mauro Del Bue
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