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Acqua in testa?

10 Giugno 2015 1.069 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Possiamo davvero ragionare col cervello? E chiederci tutti insieme quale sia la migliore soluzione per garantire il cittadino utente? È chiedere troppo, si parli di acqua o di scuola, di sanità o di assistenza? Vedo che siamo ancora invece ai proclami. Io da tempo non partecipo più al grande conflitto ideologico tra pubblico e privato. Sono convinto che mai come ora occorra una compartecipazione, una collaborazione, e che governare e gestire non siano affatto sinonimi. Prendiamo la questione della scuola. Da tempo molti di noi sostengono che il problema è tutelare gli studenti. Negli anni ottanta proponemmo l’idea del bonus (equivalente alla spesa media per alunno nella scuola pubblica) per permettere a tutti di scegliere quale tipo di scuola. Per evitare dunque che possano esistere, come adesso, scuole per ricchi e scuole per poveri.

Personalmente ho avuto modo anche di esprimere le mie perplessità in ordine al referendum sull’acqua pubblica. Temevo, come poi si è puntualmente verificato, che un obiettivo, formalmente nobile, si trasformasse in un evento nocivo per la collettività. Quando leggo i dati della apposita società di ricerca sull’acqua pubblica mi vengono i brividi. Credo sia stata un atto di responsabilità e di saggezza la decisione del Pd di rimetterla nel cassetto. Anche perché, alla fine di tutto, oltre all’insopportabile mole degli investimenti richiesti, si sarebbe finito, da un lato, per aumentare le bollette ai cittadini e dall’altro per mettere tutta l’operazione in mano alle banche.

La differenza tra il riformismo e l’ideologismo è tutta qui. Il riformismo guarda ai risultati e all’interesse reale del cittadino, l’ideologismo cerca la sua coerenza nella soluzione ideale a prescindere dal risultato pratico. Oggi Iren è una società a maggioranza pubblica, controllata dai comuni. È vero che in base alle norme comunitarie sarebbe oggi necessario un bando per il riaffidamento del servizio, ma la reale alternativa qual’è? Leggo addirittura che si cercherebbe un privato da associare ai comuni. Dunque si ipotizzerebbe di creare un ente uguale o anche meno pubblico di Iren. Mi sembra di sognare. Ad ogni buon conto spero che i tre obiettivi di fondo di un sano riformismo restino intatti: i benefici reali degli utenti, la qualità del prodotto, il controllo degli enti pubblici. Questa triade dovrebbe animare il governo, non tanto la gestione, dell’acqua anche nella nostra provincia. I proclami li lascerei ai posteri.

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