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L’attacco

Spesso lo ripeteva anche il buon Pertini a proposito della nazionale. E cioè: la miglior difesa è l’attacco. Vale anche per la politica. Vale anche per noi, adesso. Alle prese come siamo con qualche problema interno, con un parlamentare che ha annunciato la sua adesione al Pd (non si comprende se già definita o da definire, ma certo ineluttabile) e un altro che vorrebbe seguirlo, ma ancora non risulta chiaro, con alcuni compagni che stanno organizzandosi per creare una nuova organizzazione socialista, è utile fare chiarezza con chi se ne va e proporre un’azione politica incisiva con chi resta per marcare le nostre differenze dal partito alleato e giustificare così la nostra presenza in campo.

Cominciamo dalla chiarezza. Qui non c’è nessuno che ha intenzione di espellere nessuno. Il deputato che se ne va ha deciso autonomamente di lasciarci e nessuno l’ha mandato via. Quando ci comunicherà la sua adesione al Pd certo avrà pure la bontà di rinunciare alla tessera del Psi. La stessa cosa riguarda Franco Bartolomei e i suoi. Hanno fondato un nuovo movimento con una struttura organizzativa e nominato dei vertici. Hanno iniziato a sviluppare iniziative autonome sulla base di una politica in netto contrasto con quella del Psi e la Commissione di vigilanza ha aperto un procedimento per capire le loro reali intenzioni. Possono benissimo tornare indietro e restare nel Psi e nei suoi organi dirigenti. Non possono però, anche loro, militare in due partiti diversi.

Perché allora gridare alle streghe, parlare di stalinismo addirittura, di pensiero unico e di follie di questo tipo? Oltretutto se si decide di far parte di un altro partito perché continuare a occuparsi del nostro, del suo vertice, del suo segretario? Cosa importa mai loro? Si costruiscano il loro vertice e si propongano come soggetto autonomo. Noi non grideremo al tradimento, ma rispetteremo la scelta compiuta e da noi certo non condivisa. Ci sembra, ad occhio, piuttosto ardua un’operazione che parte da circa il 10 per cento ottenuto dai compagni suddetti all’ultimo congresso del piccolo Psi. E ci pare peraltro inevitabile che tale movimento sia obbligato a inserirsi, se non vuol fare solo opera di testimonianza, nel polo o partito di estrema sinistra di Vendola, Fassina e Civati. Vedo che taluno parla di vero socialismo. Già il solo sostantivo non mi affascina, ma l’aggettivo mi preoccupa. Chi mai vuole il falso socialismo? E cos’è mai questa verità che taluno possiede? Chi mai si è nominato novello sacerdote di una ideologia?

Noi che restiamo, e restiamo più convinti che mai, senza possedere alcuna verità, ma solo opinioni, in questa nostra piccola comunità, abbiamo, come ho già scritto, il dovere di rilanciare l’azione politica. Ho proposto al segretario, che ha condiviso l’idea, e le proposte le ho anticipate sull’Avanti, di aprire a settembre quattro campagne politiche e parlamentari (perché solo i parlamentari, siano sette, sei o cinque non importa) hanno potere di incidere. La prima sulle riforme, con la trasformazione del premio di lista nel premio di coalizione, in accordo col centro di Alfano e non solo. La seconda sui diritti civili, per rilanciare i temi del fine vita, delle coppie di fatto, della fecondazione, con tre proposte di legge immediate. La terza sulla giustizia, ove la nostra posizione assomiglia a quella avanzata recentemente da Forza Italia, con separazione delle carriere del magistrati, doppio Csm, limitazione del carcere preventivo. Basterebbe ripresentate la proposta di legge Buemi-Del Bue. La quarta sull’economia e l’immigrazione, con proposte di legge sulla cogestione industriale, sul reddito minimo di cittadinanza, sul tema degli aiuti solidali per i migranti, ma nel rispetto delle leggi sui rimpatri dei clandestini.

Da settembre il Psi e il suo gruppo parlamentare devono assolutamente innestare la quinta, vanificando così la già ingiustificata corsa di qualcuno verso il Pd e di qualcun altro verso Vendola. La nostra collocazione politica è chiara. Questa non va modificata. Siamo alleati del Pd di Renzi, che è proiezione italiana del Partito socialista europeo. Ma non siamo il PD né una componente del PD. Siamo al governo con un vice ministro, ma non siamo il governo. Abbiamo sufficiente margine di autonomia per sviluppare su molti temi un’azione autonoma. Dipende solo da noi. Se la smettessimo tutti di scaraventarci addosso le solite bolse critiche e lavorassimo insieme, ognuno offrendo quel che può, non sarebbe meglio per tutti?